Pensando alla Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto, su cui è già stato scritto molto e molte sono state le precise cronache degli avvenimenti e delle proposte emerse, anche su questo sito, aggiungo solo alcune (tra le tante che potrebbero occupare molto più spazio) riflessioni personali da osservatore diretto, in quanto membro della delegazione diocesana milanese che ha partecipato alla settimana.
Prima di tutto vorrei sottolineare alcuni passaggi dell’intenso intervento del Professor Stefano Zamagni, nel quale ha ricordato che non ci troviamo di fronte a problematiche affrontabili con l’approccio semplice del riformismo: “Perché ri-forma vuol dire dare nuova forma ad un contenuto che rimane lo stesso. Le riforme sono amate dai conservatori. Se uno è conservatore in senso proprio, in senso tecnico fa le riforme. Però se ci troviamo a punti di svolta epocali come quello attuale le riforme non bastano. Si possono anche fare, miglioreranno la situazione per lo spazio di un mattino ma occorre trasformare”.
E la sensazione è che siamo ben lontani da questo approccio, benché, come ricorda sempre l’altro luminare che ha lavorato tanto per la settimana di Taranto, il Professor Leonardo Becchetti, è fondamentale mantenere sempre l’ottimismo della speranza, senza il quale non si può cambiare l’oscurità dei tempi in cui ci si trova (per citare questa volta Sant’Ambrogio… saranno i giorni…).
Non solo i risultati magri della COP 26, in particolare rispetto al tema del fondo di compensazione globale (quello che è necessario a ripagare i paesi non occidentali del nostro impatto negativo bi-secolare, aiutando la loro rapida transizione verso il benessere e l’ecologia allo stesso tempo, senza passare dai fossili), di cui proprio Zamagni aveva ricordato l’importanza, e che rientra tra le proposte ufficiali di “policy” uscite dalla settimana e indirizzate alle istituzioni, ma anche più in piccolo il disarmante problema che abbiamo sentito sulla pelle con la scelta arguta della città di Taranto, dilaniata proprio nella tensione tra benessere come clima/salute/ambiente/equilibrio e benessere come lavoro/economia/reddito.
Il pane con cui si è aperta la settimana, giovedì pomeriggio, sulla situazione dell’ex-ILVA e della città di Taranto, con gli interventi di Luigi Sbarra, segretario generale della CISL, Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica e Annamaria Moschetti, presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto, ha dato come risultato il corto circuito evidente e senza una facile via d’uscita, in cui la dottoressa sostanzialmente spiegava perché l’unica soluzione sia chiudere subito, e dall’altra parte sindacati e Confindustria concordavano sul fatto che “sì, però… non si può fare a meno di salvare il lavoro…”
Giovanni, comunità Pachamama
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