Oggi diamo voce ad un’esperienza particolare di accoglienza: davvero impariamo dai giovani uno sguardo attento sul mondo che ci circonda!
Circa un mese fa oramai, abbiamo sentito parlare nell’oratorio del nostro paese di un viaggio che stavano organizzando per andare fino al confine tra Ucraina e Polonia, per dare una possibilità ad alcuni ucraini in fuga, di seguirli e venire come rifugiati in Italia.
Subito ci siamo interessati e abbiamo scoperto che sarebbero partiti di lì a qualche settimana e che stavano cercando persone disposte ad ospitare e allora, in modo abbastanza impulsivo, ci siamo proposti. Dico impulsivamente perché non sapevamo ancora chi fossero, vecchi o bambini, donne, madri, nonne, nipoti e non sapevamo quando sarebbero arrivati, dato che le tempistiche non erano ben chiare.
Due giorni dopo riceviamo una chiamata in cui dicevano che sarebbero arrivati il giorno dopo, verso sera. Ci siamo messi di corsa a preparare casa, non ci saremmo mai aspettati un arrivo così a breve. La mattina successiva non avevamo ancora finito di sistemare i letti, quando ci è arrivato un messaggio che diceva sarebbero arrivati in un paio d’ore, quindi mattina! Potete immaginare il caos per finire di mettere tutto a posto in 2 ore.
Verso le 10 sono arrivate, una mamma con la bambina di 11 anni e qui è iniziata questa esperienza un po’ fuori dai soliti schemi. Inizialmente erano
molto spaventate e diffidenti, ma poi una volta sistemate, dopo qualche giorno hanno iniziato ad adattarsi alla loro nuova situazione e a fidarsi di noi. Per nostra fortuna, per quanto non parlino italiano, sanno l’inglese molto bene, anche la bambina, con nostra sorpresa, lo parla fluentemente. (Dico della nostra sorpresa solo perché era effettivamente inaspettato, dato che alla sua età i nostri alunni di prima media non parlano assolutamente così bene.)
In questo mesetto circa, da quando sono con noi, abbiamo imparato molto, dal rispettare le barriere altrui al ridere e scherzare al di là delle differenze e siamo diventati decisamente più comprensivi dei problemi dell’altro, anche quelli che, se non vissuti in prima persona, non sono comprensibili a pieno.
Questa convivenza ci ha fatto realizzare molte cose: la più evidente è probabilmente la differenza delle notizie, confrontando i principali informatori ucraini, perchè le cose sono abbastanza diverse da quello che i nostri telegiornali raccontano. Abbiamo anche realizzato quanto sia utile conoscere l’inglese, non solo per piccole cose ma anche come tramite per spiegare procedure legali e documenti.
Ovviamente poi ci sono le differenze culturali che scopriamo di continuo su aspetti di vita quotidiana: la più ovvia direi possa essere il ketchup al posto della salsa al pomodoro per qualsiasi cosa, dal normale accompagnamento al metterlo come condimento per la pasta oppure addirittura sulla pizza.
Inaspettato è stato la diversità sulle verdure: non conoscevano i finocchi ad esempio, e mangiano decisamente più patate e zuppe rispetto a noi
con la nostra dieta più mediterranea. Non conoscevano molti piatti italiani a parte quelli più celebri, quindi ogni volta che si prepara qualcosa di diverso è sempre una sorpresa vedere se piace… per ora devo dire che ci è andata bene e sembrano avere gusti simili ai nostri (ketchup ovviamente escluso).
Dopo che si sono iniziate ad abituare alla situazione, abbiamo iniziato a far loro visitare alcuni posti, per ora il preferito è stato il Lago di Como e Como stesso. Stiamo pianificando più avanti di portarle in montagna, sulle Alpi di cui hanno tanto sentito parlare. Sicuramente anche Milano è da vedere, per questo però penso si debba pensare a diverse gite, data la quantità di posti da vedere, dall’arte ai musei.
Concludendo, devo ammettere che le mie preoccupazioni iniziali erano assolutamente inutili, riusciamo infatti a convivere, trovare compromessi e
capirci senza problemi. Le differenze culturali ci sono ma non sono assolutamente una barriera, anzi portano solo a un maggior interesse nella cultura dell’altro.
Chiara, 16anni
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