Negli ultimi anni ci è sicuramente capitato di sentire parlare di organismi dai nomi quasi impronunciabili, denominazioni scientifiche atte all’identificazione di agenti patogeni alieni; ospiti nocivi, certamente indesiderati e con straordinarie capacità riproduttive.
Questa loro diffusività dipende anche dalla mancanza di competitori naturali, ovvero di “nemici” che possano limitarne il numero.
Questi insetti, ma anche agenti fungini, non disdegnano i viaggi, a volte intercontinentali, offerti gratuitamente da aerei e navi. Gli antesignani di queste traversate clandestine furono i ratti, accusati quali responsabili delle periodiche epidemie di peste.
Oggi invece, agli onori della cronaca (verde) ci vengono proposti:
la xylella fastidiosa, un batterio responsabile dello sterminio degli ulivi della Puglia;
il cinipide galligeno del castagno che ha compromesso, per anni, la produzione nazionale;
il punteruolo rosso delle palme, reo della distruzione di migliaia di queste piante;
il tarlo asiatico, specie polifaga, amante delle drupacee (ciliegio, albicocco, pesco, susino…);
la popillia japonica praticamente onnivora, che comprende nel proprio menu, anche le radici delle piante erbacee;
l’aromia bungii, un insetto lignicolo proveniente dalla Cina;
il cancro colorato del platano;
il bostrico tipografo, un coleottero che vive abitualmente in equilibrio con i boschi di abete rosso, ma che ha saputo approfittare della terribile tempesta Vaia del 2018 per trarne grande vantaggio divenendo una vera minaccia per quegli stessi boschi.
In passato sono arrivati dall’America settentrionale la peronospora della vite, che ha provocato l’ecatombe dei vitigni autoctoni, ma anche la dorifora della patata, dall’appetito formidabile e ancora, l’ifantria americana, un lepidottero defogliatore.
Da non molto e, ancor poco diffuso, ma crediamo per poco, ci ha raggiunto un insetto dal nome inesprimibile, un vero scioglilingua, takahashia japonica, appartenente alle cocciniglie, comparso in Lombardia una manciata di anni fa e che sta ampliando rapidamente il proprio areale.
Per arginare la libera circolazione di questi organismi nocivi è stato introdotto da diversi anni, e poi aggiornato, con l’ultimo regolamento Ue 2016/2031 del dicembre 2019, il passaporto fitosanitario con lo scopo di contenere e circoscrivere i rischi inerenti la movimentazione del materiale vegetale all’interno dei Paesi europei.
I risultati appaiono però contraddittori e forse poco efficaci, stante il vertiginoso interscambio commerciale fra gli Stati membri ed extra UE, ma certamente il passaporto fitosanitario ha contribuito a limitare la propagazione degli organismi menzionati o a impedire l’introduzione di altre specie.
L’influenza aviaria che ha colpito gli uccelli in ripetute circostanze contagiando, occasionalmente, anche alcuni mammiferi e altri pericolosi patogeni, ad esempio la peste suina africana e, non ultimo, il covid19, appartengono ad un racconto horror non dissimile e ancor più preoccupante, una storia che ci riguarda da vicino e che potrebbe essere destinata a ripetersi.
In questo pessimo scenario descritto si ha però la consapevolezza che la scienza e una corretta attenzione all’applicazione delle norme di prevenzione e salvaguardia possono sicuramente aiutarci a contrastare e a eventualmente convivere in modo accettabile con queste “invasioni aliene”, sintomo della globalizzazione.
Spetta anche ad ognuno di noi informarsi e conseguentemente agire in modo adeguato e possibilmente collaborare con gli enti preposti affinché si possano ottenere risultati soddisfacenti.
L’Associazione Bosco dei 100 Frutti, con sede a Bareggio, si impegna nella tutela e nell’incremento della biodiversità tramite il lavoro sul campo (messa a dimora di alberi e arbusti) e attività educative e divulgative.
Associazione Bosco dei 100 Frutti
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