“Come è andato quest’anno?”. È la domanda che mi sento spesso rivolgere in questo periodo dell’anno in cui, per chi come me lavora nella scuola, è tempo di tirare le somme.
Si chiudono le ultime valutazioni, si fanno gli scrutini, gli esami per chi ha le classi finali dei cicli scolastici… E una volta con davanti le pagelle, ci si guarda indietro e si ripercorre il cammino che ha portato a quel risultato.
È una domanda che mi piace rivolgere anche ai miei studenti: “come è andato quest’anno?”. Spesso quello che loro intendono di questa mia domanda riguarda prevalentemente le valutazioni. Mi rispondono: “bene, ho recuperato matematica l’ultima settimana e non avrò debiti”, oppure “Così e così: avrò latino e fisica a settembre…”. Non è semplice far percepire loro come questa domanda vorrebbe andare più in profondità.
Quello che molto spesso i ragazzi prendono in considerazione quando tirano le somme di un anno è il successo scolastico, la capacità dimostrata di fornire prestazioni in grado di essere valutate positivamente.
È andata bene o è andata male, se i miei voti sono più o meno alti, se la mia media è più o meno cresciuta.
Risentono moltissimo i ragazzi della competitività che caratterizza la nostra società.
Ho speso diverso tempo provando a far loro percepire che c’è una prospettiva più profonda da fare emergere quando si tirano le somme di un anno: quanto sei cresciuto in questo anno? Cosa hai capito di te, della tua vita, di quello che sogni, di quello che desideri? Quanto quello che hai studiato non è stato solo un impegno da sbrigare ma ha lasciato qualcosa di significativo per la tua vita? Quanto anche i tuoi fallimenti ti hanno aiutato a crescere?
Mi ha molto colpito da questo punto di vista l’intervista rilasciata da Giannīs Antetokounmpo, giocatore di basket che milita nei Milwaukee Bucks, dopo la sconfitta con la quale la sua squadra è stata eliminata dai playoff NBA. Il giornalista gli ha chiesto se, dopo quella sconfitta, il bilancio della stagione fosse fallimentare. E lui ha risposto: “Nello sport non esiste la parola fallimento. Ci sono giornate buone e giornate cattive. Ci sono giornate in cui si vince e altre in cui vincono gli avversari, ma tutto è un passo verso un altro successo, perché nello sport c’è sempre un altro passo da fare”.
Credo sarebbe quanto mai significativo applicare questa logica alla scuola, come in ogni altro ambito della vita, quando si tirano le somme di un anno. Ciò che importa, alla fine di un percorso, non è dare un giudizio sul traguardo raggiunto, positivo o negativo che sia, ma soffermarsi e riconoscere quali passi si sono compiuti e quali restano ancora da fare.
Come diceva don Milani, la cosa più sbagliata che possiamo fare è fare parti uguali tra diseguali. E questo molto spesso lo facciamo anche con noi stessi. Ciascuno di noi comincia da un punto di partenza diverso dagli altri; quello che importa è camminare da lì dove si è.
E allora, come è andato quest’anno? Quali passi significativi hai fatto nel tuo cammino?
Gabriele
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