Lc 24, 44-49a
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».
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La liturgia di oggi ci ricorda che la fede cristiana è costitutivamente missionaria, non solo oggi a livello diocesano quando i vari gruppi missionari animano le Messe e la domenica in questa Giornata particolare, ma ogni giorno della nostra vita.
E ci sono alcune parole che ci provocano fortemente: stoltezza e scandalo, potenza e sapienza nella seconda Lettura; conversione e perdono dei peccati nel Vangelo.
Intanto c’è un disegno mirabile di Dio che ci parla tramite le Sacre Scritture, come Gesù stesso ricorda a chi lo ascolta, dopo essere Risorto, e ci aiuta Lui stesso a leggerle e comprenderle, da soli infatti non saremmo in grado in modo corretto. Continuiamo allora a invocare lo Spirito perché “apra le menti” (v,45), agisca non solo nei nostri vescovi appena riunitisi per il Sinodo, ma anche nei nostri cuori, in quelli dei Presbiteri, negli educatori, insegnanti, consiglieri pastorali, allenatori, genitori.
Lo stesso Spirito di cui parla Gesù (v.49), che è donato a tutti senza distinzioni perché Lui “accoglie chi lo teme e pratica la giustizia” (Atti 10, 34-35: “Dio non fa preferenza di persone”), anche se pare che qualcuno nella Chiesa a volte chiuda le porte a qualcuno! Il racconto degli Atti che vede Pietro come predicatore del Vangelo mette in evidenza i frutti dello Spirito disceso anche sui pagani.
Gesù passa, “beneficando e risanando” (Atti 10,38): mi chiedo se noi, che siamo discepoli, nelle nostre azioni quotidiane e pastorali portiamo bene, pace, parole di cura alle persone che ci incontrano.
Questa settimana in più di un’occasione sono stata provocata sulla credibilità, sull’esempio che gli adulti mostrano, sulla fede che rischia di essere “vecchia” e non viva, non missionaria perché incapace di ascolto, di dialogo, di interrogarsi sul senso delle cose, disumana. Anche gli eventi drammatici che entrano nelle nostre case dal mondo ci fanno interrogare! Che fine ha fatto la pace promessa da Cristo? Perché i nostri cuori e orecchie sono sordi ai bisogni dell’altro?
Dove sono i testimoni della fede? (Un’altra parola chiave di oggi)
Forse siamo ancora così arroganti da pensare di avere capito tutto o di aver raggiunto la sapienza, da essere dalla parte della ragione per il ruolo che rivestiamo o per l’età che abbiamo o per essere buoni cristiani?
Chiediamoci se siamo veri testimoni di Cristo Crocifisso, Potenza e Sapienza di Dio, se annunciamo la Sua salvezza tramite il suo dono d’amore oppure se chiediamo sacrifici o rispetto di norme, senza portare il vero Bene, chiudendo la gente entro i nostri recinti, invece di andare noi “fuori” ad annunciare la Buona Notizia della Pace, del perdono, dell’accoglienza universale di Dio.
Siamo disposti a “rimetterci“, a portare le conseguenze del Vangelo di Gesù Cristo?
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