Mt 12, 14-21
Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni.
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A questo punto del Vangelo di Matteo Gesù ha avuto già diversi scontri con i farisei e ora stanno tramando per la sua morte. Potremmo dire che Gesù è in crisi e che la decisione che prende è di
allontanarsi.
Quando si parla di martirio, si precisa sempre come, prima di affrontare la morte o il nemico, sia bene cercare soluzioni alternative e lasciare la morte come ultima possibilità.
Ma qui colgo un’altra sottolineatura che dice molto della figura di Gesù e di come noi dovremmo esserne imitazione. Gesù non si allontana semplicemente dal pericolo, ma sceglie di non rispondere al male con altro male.
Padre Silvano Fausti in un commento afferma che Gesù “non entra in competizione con il male e la violenza, li accoglie in sé, spegne in sé la violenza”. Gesù resiste alla tentazione di fare il male per combattere il male stesso e sceglie un’altra via.
Questa scelta è un grande monito per noi che ci troviamo a vivere in un mondo all’interno del quale sembra che l’unica risposta alla violenza sia una violenza più grande che la possa vincere. L’ottica di Gesù è un’altra e dovrebbe essere anche la nostra.
Questo brano ci invita a coltivare l’atteggiamento di Gesù, già a partire da piccoli gesti, che possono, però, educarci a una logica poco mondana: “chi fa un passo indietro per non rispondere al torto non è un vile né un debole”.
E incredibilmente questo atteggiamento fa scaturire la sequela di numerose persone. È come se la sua croce diventasse forza di attrazione incredibile perché anche noi lì cogliamo il suo essere
presente a fianco delle nostre fatiche quotidiane. Perché dalla croce comprendiamo pienamente le parole di Isaia che ci annuncia un Messia “nel cui nome spereranno le nazioni”, ma che è servo che “non contesta, non grida, non fa sentire la sua voce”.
Chiediamo allora al Signore nella preghiera di oggi il dono della mitezza, perché possiamo ogni giorno allenarci nel farci carico della sua croce.
Sant’Agostino ci dice: «Se mi domandate quale sia la prima virtù di un cristiano, vi risponderò che è l’umiltà; se mi chiedete qual è la seconda, vi risponderò che è l’umiltà; se mi domandate ancora qual è la terza, io vi risponderò ancora che è l’umiltà; e, per quante altre volte mi farete questa domanda, io vi darò la stessa risposta».
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