Mt 12, 33-37
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai farisei: «Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero.
Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive.
Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».
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Ancora una volta Gesù si trova a discutere animatamente con i farisei. Quello che mi colpisce è che questa volta il Signore non lascia margine di salvezza, non lascia minimamente spazio alla categoria della possibilità, non mi pare che stia solo giudicando, li ha proprio condannati! “Razza di vipere” è l’espressione con la quale apostrofa i suoi interlocutori: e se vogliamo usare anche questa espressione come una
metafora, pensiamo al veleno mortale contenuto nelle fauci di questo pericoloso animale. Dalla bocca di questi individui esce veleno, “parola vana della quale dovranno rendere conto nel giorno del giudizio”.
Ma spostiamo la scena ai giorni nostri, quanti farisei Gesù potrebbe trovarsi davanti?
Potrebbe Gesù, che vede dentro ogni cuore, svelarne i segreti e giudicarli condannabili? Dove va a finire la misericordia?
Ho tentato di riflettere su questo punto e ho immaginato la schiera dei criminali che seminano odio e guerra, che affamano i popoli, che devastano e saccheggiano il pianeta, che imbrogliano e affamano i più svantaggiati. Per tutti costoro non esiste possibilità di salvezza? Sono alberi cattivi e non potranno mai mutare la propria natura? E se fossero innestati con un albero buono? Se potesse scorrere dentro di loro
una linfa nuova?
Mi sono data questa risposta: Gesù è venuto nel mondo e ha proposto ad ogni uomo, proprio a ciascun uomo, la Sua parola di salvezza; lo ha fatto con chi lo ha conosciuto mentre era nel mondo, non ha mai smesso di farlo attraverso la sua Chiesa. Ma il libero arbitrio con il quale siamo stati creati ci ha messo nella condizione di poter rifiutare il Suo Vangelo, e divenire un albero cattivo dai frutti velenosi, uno scrigno
malvagio dal quale trarre tesori cattivi. E’ questa posizione che non dà via di scampo, intrappola la misericordia e impedisce alla Grazia di agire.
Un’altra piccola riflessione riguarda lo strumento che Gesù condanna ai farisei: la parola. “La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”. Ecco il punto: si parte sempre dal cuore, da dentro, dal profondo…. Cosa alberga nel nostro cuore? Lo stesso affiorerà alle nostre labbra. Cosa abita dentro il mio cuore? Lo stesso caratterizzerà il mio dialogo con gli altri.
Bisogna curare il cuore e nutrirlo di bellezza.
Se il terreno dove l’albero buono affonda le sue radici è ricco di nutrimento sano,
esso crescerà rigoglioso e darà abbondante frutto.
Veramente Cristo verrà,
recandoci pietà e misericordia;
verrà la nostra salvezza,
spezzando il giogo che ci opprimeva.
(dalla Liturgia)
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