Lc 18, 31-34
Il Signore Gesù prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà».
Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.
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Ci stiamo avvicinando all’epilogo della parabola terrena di Gesù: si annuncia la sua fine, ma nessuno ne comprende il significato. Come i Dodici, anche noi rimaniamo increduli di fronte a queste parole: difficile per noi capire ciò che Gesù rivela.
Incomprensibile che il Maestro possa passare attraverso questo calvario, inaccettabile che soffra in questa maniera così drammatica. Ma di fronte a questa condizione così devastante
c’è una Parola di Speranza: “il terzo giorno risorgerà”.
Su questa affermazione si basa la nostra Gioia: la morte non è l’ultima parola, non è la fine, ma solo un passaggio che ci consente di dare orientamento e senso ad un sacrificio che altrimenti sarebbe da intendere come inutile.
Per poter comprendere appieno questa proposta siamo chiamati a lasciarci guidare da una Parola che annuncia una novità e che ci invita a lasciarsi plasmare da un Amore che non abbandona, ma che invece ci chiama ad abbandonarci in Lui per poter fiorire come Dono d’amore.
Lasciamoci guidare nella giornata di oggi da questa preghiera di Charles de Foucauld:
«Padre mio, io mi abbandono a Te. Fa’ di me ciò che ti piace.
Qualsiasi cosa Tu faccia io Ti ringrazio!
Sono pronto a tutto, purché la Tua volontà sia fatta in me e in tutte le tue creature.
lo non desidero altro, mio Dio!
Rimetto la mia anima nelle Tue mani, Te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore, perché Ti amo.
Ed è per me una necessità di amore
donarmi e rimettermi nelle Tue mani, senza misura,
con infinita fiducia, perché Tu mi sei Padre».
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