La bellezza è negli occhi di chi contempla

Santo Nome della B.V. Maria

Santo Nome della B.V. Maria

Lc 1, 26-28

In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

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Due versetti conosciutissimi quelli propri della memoria liturgica del Nome di Maria, che tutta la Chiesa, non solo quella ambrosiana, ricorda oggi; poche righe che contengono una serie di nomi, quello dell’angelo che reca l’annuncio, quello del promesso sposo, della casata di appartenenza, quello della città della Galilea teatro dell’avvenimento che cambia la storia… Centrale il nome della Vergine: si chiamava Maria.
Il nome identifica, connota una caratteristica, è un possesso e nella nostra cultura ci permette di “essere qualcuno”. Ma oggi parliamo del nome che evoca immediatamente tenerezza e amore, poiché appartiene ad una giovane che il Dio del Cielo ha scelto per generare suo Figlio nel mondo e nella storia.
E’ il nome della madre di tutti i viventi, è il nome che l’avvicina a noi e ai nostri bisogni, è il nome più invocato e che più d’ogni altro identifichiamo come un rifugio sicuro per le nostre vite, spesso abitate dalla fatica e dallo sconforto.

Immensa la devozione che ad ogni latitudine è concessa alla Madre del cielo, ma credo occorra fare un passo verso la verità che Lei stessa ci rivela: Maria ci porta sempre a Suo Figlio, si fa tramite, strumento per condurci a Lui, MAI si pone davanti, nel Vangelo, nelle apparizioni approvate dalla Chiesa; l’azione di Maria è sempre cristocentrica e il suo Santo nome si fonde con quello del Figlio in un mistero di amore che ciascuno di noi può sperimentare…

Con le parole di Dante nel 33° canto del Paradiso, consegniamoci con fiducia alle braccia amorose di Maria:
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.

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