Le vette maestose delle Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO, sono sempre più sotto pressione. Il turismo di massa, o overtourism, sta erodendo la quiete di questi luoghi unici, minacciando l’equilibrio tra uomo e natura. Negli ultimi anni, le Dolomiti sono diventate una meta ambita da milioni di visitatori. Se da un lato questo ha portato un importante flusso economico, dall’altro ha generato una serie di problemi ambientali e sociali.
Una delle manifestazioni di questo malessere è stata la comparsa di adesivi con la scritta “Assistenza clienti dell’Alto Adige”. Questa frase, apparentemente innocua, cela un significato profondo e ironico. In questo caso il “cliente” è il turista, mentre il “prodotto” è la montagna stessa; il turista, anziché essere un ospite rispettoso, viene trattato come un re, le cui esigenze vengono poste al di sopra di tutto, comprese quelle della natura e delle comunità locali.
Il dibattito sull’overtourism nelle Dolomiti vede da un lato chi sostiene che il turismo sia una risorsa fondamentale per l’economia locale e che sia possibile conciliare sviluppo turistico e tutela ambientale.
Dall’altro, ci sono coloro che denunciano gli effetti negativi del sovraffollamento e chiedono misure più restrittive per limitare il numero di visitatori.
Ma quali sono gli effetti negativi del turismo in questi luoghi?
Il degrado dei sentieri, dovuto al calpestio massiccio, che danneggia la vegetazione e porta alla riduzione di biodiversità; le attività sportive praticate, come per esempio bike ed escursionismo, portano a erosione del suolo anche in aree delicate. Il sempreverde inquinamento da rifiuti, non semplici da gestire neanche per i rifugi alpini, che chiedono ai visitatori di portare a valle i propri rifiuti; per non parlare dei rifiuti abbandonati sui sentieri, nei prati, nei corpi d’acqua, l’inquinamento delle acque prodotto dall’uso di saponi e prodotti chimici.
Impatto sul microclima: la presenza massiccia di persone può alterare il microclima locale, influenzando la temperatura, l’umidità e la ventilazione.
Nel lungo periodo le conseguenze più gravi che possono verificarsi sono la perdita di biodiversità, che può compromettere l’equilibrio degli ecosistemi, il degrado del paesaggio e l’aumento del rischio che si verifichino frane e valanghe.
E quali sono alcune delle soluzioni possibili?
Porre una limitazione al numero di turisti, migliorare la gestione dei rifiuti, con campagne di sensibilizzazione e controlli più rigorosi; promuovere il turismo sostenibile, sostenendo attività che
rispettano l’ambiente e le comunità locali: sono alcune delle soluzioni che possono parzialmente risolvere porre un limite al problema.
La verità è che il fenomeno dell’overtourism è molto frequente in tutto il mondo, basti pensare a Venezia, Barcellona, Malaga, isole Canarie, Santorini, Nuova Zelanda e Giappone, che sono solo alcune delle località dove si sono verificate proteste per l’affluenza incontrollata di turisti, che inevitabilmente portano non pochi disagi agli abitanti.
Matteo Dangiò
No comments yet. Be the first one to leave a thought.