La bellezza è negli occhi di chi contempla

Il campione

Il campione

La bella notizia di questa settimana è un flash su un campione immenso: Rafa Nadal, il tennista spagnolo che ha annunciato nei giorni scorsi il suo ritiro dal tennis.
Rafa, insieme a Federer e Djokovic (come si sa i tre sono stati definiti la “Santissima Trinità” del tennis per il loro strapotere negli ultimi 15 anni), ha dominato per anni la scena di questo sport, conquistando tutto quello che era possibile vincere. Lo ha fatto in virtù di un tennis tecnicamente efficace, ma soprattutto estremamente agonistico, sempre aggressivo su ogni, dico ogni, pallina giocata.
Questo atteggiamento in campo gli ha procurato tanta gloria negli anni, ma lo ha anche sottoposto ad un dispendio di energie incalcolabile e ad una serie interminabile di guai fisici che, credetemi,
avrebbero messo alle corde chiunque. Non certamente lui !

Ecco, è da qui che vorrei partire per dire qualcosa di bello e di vero su questo personaggio veramente significativo non solo sul fronte sportivo, ma anche sul piano della caratura personale.

In primis, perché Rafa si è sempre mostrato molto diverso dalla maggioranza degli sportivi contemporanei. Questi ultimi popolano i media e la rete molto più per le loro vicende extrasportive, del resto quasi sempre abbastanza banali, che per le loro imprese agonistiche; ma soprattutto, ahimè, si rivelano assai poco credibili nel loro manifestare e vivere i valori autentici dello sport: per loro spesso non
sono nemmeno “di sfondo” alla loro attività.
Li troviamo di frequente coinvolti in polemiche sterili, li vediamo preda di comportamenti esagerati o esasperati, li cogliamo vantarsi della loro immagine e atteggiarsi, non di rado, a “maestri di vita”
nel loro dire e nel loro agire. “Maestri di vita” che i mezzi di comunicazione molto frequentemente consultano alla ricerca vana di opinioni e di consigli, che quasi sempre brillano solo per la loro pochezza.
Siamo ben lungi, oggi, dall’interpretare lo sport per i suoi valori fondanti, per la sua capacità di formare, attraverso la sfida competitiva, ma sana, con l’altro, la personalità del giovane e aiutarlo, così, ad entrare meglio “corazzato” nell’arena della vita.

Questa odierna tendenza si riverbera specialmente nel mondo dei ragazzi, consegnandolo loro una immagine di sport in buona misura falsata, per tanti aspetti e preda di derive che nulla hanno a che
fare con lo sport stesso. Davvero lontana da ciò che lo sport dovrebbe dire e dal suo senso ultimo, così come bene interpretavano i campioni degli anni passati che vivevano solo di gesta e di sforzi.
Il perché l’idea del valore dello sport stia perdendo progressivamente di “appeal” risiede nella spinta degli interessi economici che hanno spostato il fenomeno sport dal piano del gesto atletico e
tecnico al piano dello spettacolo e del business. E questo può anche sfociare in conseguenze sociali (purtroppo anche nel malaffare) di cui l’informazione rende conto costantemente.

Per Nadal, invece, non è mai stato così!

Rafa è stato tanto un combattente sul campo, quanto un gentiluomo fuori, umile e onesto nel suo porsi. Ha incarnato il senso dello sport vivendolo nella sua giusta misura.
Da un lato ha mostrato di saper lottare contro l’avversario e contro i limiti fisici senza mollare mai. A tal punto che, davanti ad una frattura accaduta nei primi anni della carriera al piede sinistro con
conseguente malformazione dello stesso, ha saputo sopravvivere cambiando l’esecuzione di alcuni colpi in modo da togliere peso e rotazione, laddove il limite fisico ne avrebbe ridotto l’efficacia.
Una capacità quasi sovrumana di modificare la propria postura che la dice lunga sulla ferrea volontà di superare i propri limiti.

Dall’altro lato, se è stato “spietato” non solo con l’avversario che fronteggiava, ma soprattutto con se stesso quando aveva la racchetta fra le mani, altrettanto è stato uomo gentile e amorevole nel quotidiano della vita.
Per prima cosa giova menzionare l’attaccamento profondo alla sua terra e ai suoi ritmi.
Nato a Maiorca, a Maiorca ha sempre vissuto, anche se va detto, onestamente, con l’agio che la sua condizione di campione gli ha permesso. Tuttavia ciò non inficia il suo ritrovarsi pienamente nelle sue radici, nelle sue tradizioni, nella sua gente. Ad esemplificazione di questo suo sentire, basta menzionare come Nadal sia molto amato dai suoi conterranei anche per aver contribuito, negli anni, in maniera importante e significativa ai costi di diverse iniziative di beneficenza all’interno della sua comunità.
Vi è da aggiungere che in occasione di una recente inondazione dell’isola, ha spalato fango insieme alla sua gente e ha ospitato parecchie persone a casa sua nel momento dell’emergenza fino al loro ritorno nelle proprie case.
Anche dal punto di vista degli affetti ha amato e sposato una ragazza della sua isola, conosciuta sui banchi di scuola, vivendo con lei una vita lontano dai riflettori, nella tranquillità della loro famiglia.
Da entrambi mai una parola di troppo, mai un commento polemico, mai un atteggiamento volutamente esibito o provocatorio, nulla di tutto ciò. Una vita normale, serena.

A questo si deve aggiungere la sua signorilità ai bordi del campo: non si ricordano mancanze di rispetto per gli avversari o i giudici di campo, non si sono mai visti gesti violenti quali lo spaccare la
racchetta (tipico di molti tennisti) pur nei momenti di maggior furore agonistico, né tanto meno atteggiamenti polemici o maleducati. E poi, mai un autografo rifiutato, una disponibilità totale anche quando la stanchezza piega le gambe. Una dolcezza espressa con semplicità ed umiltà in ogni frangente delle vita.

E’ bello e confortante poter parlare in questi termini, ancora oggi, di un campione.
Ed è importante segnalare e “gustare” come sia stato possibile, anche nei giorni nostri, coniugare ardore agonistico con serietà e impegno quotidiano, tutto in una unica dimensione della persona.
Questo, si badi bene, è stato fatto da un autentico campione carico di successi e non da un semplice “sportivo della domenica”!

Siamo quindi davanti ad un esempio concreto; è questa la bella notizia di oggi: si può (meglio sarebbe dire si deve) lottare e soffrire, vincere e perdere, cadere e rialzarsi, ma sempre con la coscienza che prima di tutto queste esperienze vanno vissute da uomini autentici.
Avere una visione globale della dimensione umana della vita con i suoi pregi e i suoi limiti aiuta a viverla più intensamente.
Solo così potremo scoprire la forza di significare e di dare il giusto valore ad ogni nostra azione.
Nei micidiali “rovesci” di Rafa, negli sforzi che lui ha sostenuto per allenarsi, migliorarsi costantemente, nella capacità psicologica di “esserci” sempre su ogni pallina è forse racchiusa questa intuizione.
E’ questa la più bella eredità che il campione ci lascia e che nessuno ci toglierà mai.

Diego

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