Giovanni 5, 21-29
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna».
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Nel giorno dedicato alla Commemorazione dei defunti il nostro pensiero è rivolto a tutte le persone care che hanno concluso la loro esistenza terrena: è un giorno privilegiato per una preghiera di intercessione, per una Messa di suffragio, per una visita ai cimiteri.
Nel brano odierno del Vangelo di Giovanni intuiamo il profondo legame tra il Padre e il Figlio tanto amato. Gesù è il riflesso del Padre. La grande preoccupazione del Padre è quella di vincere la morte e di far prevalere la vita. Di fronte al tema della morte, inevitabilmente presente nella nostra vita, Gesù ci parla di resurrezione perché la nostra fede ci spinga ad alimentare la speranza (è la sua promessa!) che la vita prevarrà sulla morte.
Tuttavia questa promessa non si rivolge indistintamente a tutti ma è sottoposta a un giudizio che il Padre affida al Figlio. Determinante nella nostra vita terrena è, quindi, il modo in cui ci collochiamo di fronte a Gesù e alla sua testimonianza, l’atteggiamento con cui ci mettiamo in ascolto della sua Parola e la mettiamo in pratica. In ogni caso, nessuno di noi ha la certezza della vita eterna: questa consapevolezza, da un lato, genera in noi ansia ma, dall’altra, ci spinge a vivere orientati a Gesù e ai suoi insegnamenti.
E’ Gesù stesso che ci invita ad ascoltare la sua Parola e a credere in Colui che lo ha inviato nel mondo: questo atteggiamento ci consentirà di avere la vita eterna, di non essere sottoposti al giudizio, passando dalla morte alla vita.
E’ una parola ricca di speranza per ognuno di noi. Gesù, nel fare la volontà del Padre, rende visibile l’amore di Dio, cioè mostra che la vita donata da Dio non teme la morte.
”Il cristiano – così commenta don Luigi Galli – che progressivamente impara a pensare e a vivere nell’amore come ha fatto Gesù, vive già nella vita eterna perché l’amore supera la morte: ogni atto fatto con lo stesso amore di Gesù non andrà perduto e resterà per sempre”.
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