La bellezza è negli occhi di chi contempla

Incontrare gli ultimi tra gli ultimi

Incontrare gli ultimi tra gli ultimi

Da qualche anno mi chiedo perché sia così difficile annunciare oggi il Vangelo alle nuove generazioni, perché non sono minimamente interessate a Dio, anche nella persona concreta di Gesù. Cosa ha provocato questa allergia? O, quantomeno, questo diffuso disinteresse?

Eppure i social work camp estivi per giovani, nei villaggi rurali dell’entroterra povero dell’Albania, che dal 2010 abbiamo ogni anno proposto come Chiesa di Lecce, sono sempre stati pieni di giovani entusiasti delle attività e dell’incontro con Gesù povero tra i poveri: bambino, anziano, disabile.

Quest’ultimo campo estivo (1-10 agosto) tra i detenuti del carcere psichiatrico di Shenkoll e con i disabili della parrocchia di Fushë-Mammuras, ospiti dei padri rogazionisti e dei ragazzi della loro casa famiglia, si presentava (e lo è stato realmente) come una proposta forte e stimolante per incontrare gli ultimi tra gli ultimi, eppure l’adesione dei giovani universitari è stata esigua.

I malati di mente rinchiusi in un carcere, esclusi spesso dai propri famigliari e parenti, che preferiscono restare in quel penitenziario nonostante il fine -pena perché non hanno nessuno che li accoglie, non un tetto e neanche una scodella con qualcosa che possa assomigliare ad una zuppa. Oppure gli adulti con gravi disabilità mentali, resi invisibili dalle quattro mura domestiche di mattoni o parenti, per nascondere la difficile quotidianità ad un villaggio che conosce, sparla e non sempre accoglie e sorregge. O anche la testimonianza di una genitorialità non cercata, non voluta, dei padri rogazionisti di Shenkoll che aprono il loro carisma ai bisogni concreti degli ultimi, perché lo Spirito Santo li conduce all’accoglienza dei minori abbandonati, soli, spesso provenienti da vissuti violenti in contesti di devianza.


E allora? Possibile che sia così difficile annunciare oggi il Dio dell’Amore?

O forse chi non è capace di leggere i segni dei tempi sono io, legato ancora all’imprescindibilità della catechesi e fissato con il voler far conoscere ai giovani il Vangelo scritto, dimenticando che
l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni” (Paolo VI).

Allora il monito di Gesù “sapete interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi” è oggi per me.
Lo Spirito soffia nonostante noi, oltre noi, e se sapremo vederLo e seguirLo, allora cammineremo con Lui, allora ci accorgeremo che mai come in questi tempi, che crediamo senza Dio, con le nostre Chiese sempre più vuote e i nostri giovani lontani, il Vangelo è sempre più vivo e presente nelle nostre città attraverso le tante opere e attività sociali, che sono espressione dell’Amore dello Spirito per gli uomini e per il creato.

Allora la Parola di Dio “io con le mie opere ti mostrerò la fede” ci impone di rivedere profondamente il nostro modo di essere missione e ci dice di camminare per le strade degli uomini invece di
restare soli, nel chiuso delle sacrestie dove il profumo dell’incenso non riesce più a coprire la puzza di muffa dei libri stampati e l’aria stantia.

Cesare

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