La bellezza è negli occhi di chi contempla

TUTTI POSSONO DIRE “IO”

TUTTI POSSONO DIRE “IO”

Nell’ambito della disabilità un prezioso slogan di Anffas afferma Nulla su di noi senza di noi, ad indicare la piena titolarità di ogni persona con disabilità sulla propria vita. Il suo protagonismo. Il suo diritto (e dovere) a decidere di sé, senza lasciare che siano altri (genitori, educatori, servizi sociali…) a stabilire cosa sia bene per una persona e cosa invece no, o a determinarne, soprattutto, i desideri.

In effetti, se rifletto sulla mia vita, non credo che permetterei ad altri di decidere per me il mio lavoro, i miei sport e passatempi, le mie amicizie, i luoghi in cui trascorro le giornate. Perché mai?

Per una persona con disabilità e per i suoi caregivers certamente si tratta, spesso, di una sfida ambiziosa. Non è scontato avere consapevolezza dei propri bisogni e desideri o, ancora, esistono delle limitazioni, anche molto importanti, nelle capacità di esprimerli.

Da qualche tempo, come educatrice, affianco un gruppo di persone con disabilità all’interno di un percorso di autorappresentanza che, come dice la parola, esprime la possibilità di rappresentare sé stessi, di dire e decidere di sé. Nel concreto, si tratta di incontri mensili tra giovani con disabilità appartenenti a Servizi diversi, in cui i partecipanti sono chiamati a confrontarsi e a decidere in merito a tematiche che riguardano i loro diritti.

Gli incontri sono strutturati secondo regole ben precise, che permettono un buon grado di partecipazione ed espressione di tutti. Viene scelto un presidente, che è colui che determina l’inizio e la conclusione dell’assemblea, e dà la parola ai partecipanti. Vengono espressi commenti e voti attraverso l’ausilio di cartellini colorati: il verde indica il proprio consenso, il rosso esprime il proprio disaccordo, il giallo chiede di poter intervenire o di ricevere nuovamente la spiegazione di qualcosa non chiaro.

Gli educatori presenti non sono veri e propri partecipanti, ma unicamente dei facilitatori, tant’è che hanno il solo compito di offrire supporto alla comprensione o all’espressione dei partecipanti, sulla base della conoscenza personale che hanno di ognuno, e non hanno diritto di voto (utilizzano solo il cartellino giallo!).

Certamente i tempi delle discussioni e delle decisioni sono lenti, spesso si incespica in qualche incomprensione, che necessita spiegazioni a più riprese, linguaggi sempre più semplificati, o una vasta gamma di esempi concreti. Ma perché no? A ognuno il proprio bisogno. A tutti i propri diritti.

Silvia C.

 

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