“Bentornato Medioevo” è una delle frasi utilizzate in modo ironico per sottolineare il ritorno ad un periodo estremamente arretrato, culturalmente e socialmente. Povero Medioevo! Scarsamente studiato a scuola proprio negli esempi di donne di estrema modernità ed apertura.
Giusto una settimana fa si festeggiava l’8 Marzo eppure pochi sanno che proprio nel Medioevo ci sono stati esempi femminili che poco incarnano l’idea di una donna subordinata all’uomo ed incentrata esclusivamente sulla famiglia, il matrimonio, la maternità; giusto per nominarne alcune la cui vita già solo su Wikipedia vi lascerà sbalorditi: Matilde di Canossa, Christine De Pizar, Ildegarda di Bingen, Anna Comneva, vite così all’avanguardia e sorprendenti proprio per il loro modo originalissimo di porsi all’interno di una società prevalentemente maschile.
Oggi sono partita alla lontana perché io stessa mi sono scoperta vittima di falsi stereotipi sociali che non hanno niente di medioevale, ma piuttosto ci auto-incatenano facendoci sentire “donne sbagliate”.
Ho avuto di recente una bellissima esperienza di vacanza, non solo per quanto visitato, ma soprattutto per le altre ragazze con cui ho condiviso quasi una settimana di “stacco e svago”.
Tra queste c’era anche una mia coetanea e mamma di una bambina di 8 anni che ha deciso di prendersi una settimana per se stessa, di ricarica, di stacco appunto, lasciando tutta la gestione familiare al compagno. Tengo a precisare non una madre separata che si trova ad avere “spazi e tempi liberi” ma una donna che sa integrare quei tempi e quegli spazi di autonomia nella sua sfera familiare, con un compagno e padre che felicemente si trova a svolgere un ruolo accudente, troppo spesso relegato solo alla figura materna (tanti auguri a tutti i papà per il prossimo 19 Marzo che di diritto si sono presi più spazio nella gestione dei figli!).
Sembra banale eppure anche io per prima, pur senza figli, a volte mi trovo a dover giustificare viaggi/uscite/occasioni vissute autonomamente in assenza del mio compagno; quasi che questa “moderna abitudine” in cui non necessariamente si fa tutto assieme, in cui ogni tanto il “noi” nasce dall’ “io” e dal “tu”, sia un qualcosa di sbagliato, addirittura in certi casi alcuni si son permessi di mettere in dubbio il valore della coppia o della famiglia per queste scelte condivise.
Son stata contenta di incontrare questa madre “post-moderna” come spesso si legge in alcune riviste ed articoli, anche se non rende merito e rischia di sminuirne ancora una volta la forza. Forse si dovrebbe chiamarle madri sorridenti, che hanno il coraggio di prendersi del tempo per ricaricarsi! Son contenta anche di vedere sempre di più esempi di padri che svolgono il loro ruolo in maniera ben diversa a quanto la storia ci ha abituato. Forse nessuno si sarebbe scandalizzato del contrario, nel vedere un papà da solo in vacanza con amici, eppure quante donne devono ancora usare “scuse” o “bugie bianche” anche con i propri genitori?.
Concludo con la scena del film “La casa en Flames” il cui sceneggiatore Edoardo Sola ha vinto il premio Goya (l’equivalente degli Oscar spagnolo).
La scena principale, che più ha fatto discutere, è stata quella in cui alla protagonista (Montse) viene detto che “l’amore è dare senza ricevere nulla in cambio”; per tutta risposta lei alza il dito medio, lei che ha fatto di tutto per trascorrere un fine settimana in vacanza con la sua famiglia d’origine, seppur lontana dal suo ex e dai figli adulti.
Come ha detto lo steso Gia nel suo discorso di ringraziamento “costruiamo un mondo in cui la cura non si basi sul sacrificio di nessuno. Impegniamoci per una genitorialità che non abbia bisogno di supermadri, ma solo di madri e di padri con la struttura sociale, economica per educare nella libertà e con dignità… Lottiamo per uno Stato sociale a favore di entrambi i genitori” in cui può anche essere normale prendersi del tempo per sé.
Ilaria S.
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