La bellezza è negli occhi di chi contempla

Cura

Cura

Se l’azione dello scegliere è l’inizio di ogni personale vocazione, la decisione di realizzare il tutto in un unico frammento, la cura è, per noi, il tempo disteso dell’amore: prendersi cura diventa il momento della fedeltà a quella scelta, l’appassionarsi e lo spendersi giorno dopo giorno.

Nel matrimonio, nel diventare padre e madre così come nella professione e nelle relazioni, prendersi cura diventa quel “tempo dedicato alla tua rosa”, come dice Saint-Exupery, che “rende la rosa importante”, che la fa sentire amata, custodita, preziosa, nella quotidianità spesso silenziosa e nascosta.

La cura non teme la prova, non ha paura di attraversare il deserto, la cura vive nella speranza del tempo del frutto senza la pretesa di vederlo. La cura – quia cor urat – perché il cuore sia riscaldato – come riporta una evocativa etimologia medievale, è la forma della carità, è l’anima del farsi prossimi, la gioia di coltivare una passione per l’uomo che sappia allo stesso tempo curare fragilità e ferite e riscaldare il cuore perché viva nella speranza.

Ma la cura, nella nostra quotidianità, ha a volte anche il sapore della fatica di un ordinario che rischia di offuscare l’unicità di quel tempo disteso e nello stesso tempo è anche un richiamo a mantenere lo sguardo aperto a quei fratelli che in modo imprevedibile ci interpellano con le loro piccole o grandi richieste di cura. Forse solo quando diventerà lo stile delle nostre relazioni la cura potrà arrivare al cuore dell’uomo per farlo sentire come ci sentiamo, custoditi ed amati, da un Dio che ha veramente cura per ciascuno dei suoi figli.

Anna e Stefano

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