La bellezza è negli occhi di chi contempla

Aut aut

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Le scintille dell’Arte sono in grado di sciogliere la neve di un lungo inverno, nella paziente attesa che il seme, marcendo, cominci a germogliare. Molti maestri dell’epoca – “formidabili quegli anni” – liquidavano la religione come una forma di nevrosi ossessiva, un’alienazione, un oppio dei popoli. Nonostante tutto, ho avuto insegnanti atei ai tempi del Liceo che si emozionavano decantando l’empireo dantesco, o che in gita a Firenze si commuovevano dinanzi alla Madonna della seggiola. Se la bellezza è lo splendore del vero, la loro ragione vibrava nel grande mare dell’esistenza, e navigando avvertivano la precarietà della zattera di fronte alle domande spigolose e misteriose della vita. Qualcuno di voi ha forse la presunzione di sapere cosa veramente è successo quella notte nel sepolcro? No, però sappiamo che sulle quelle parole è sorto un umanesimo nuovo, una civiltà e una cultura feconda, e su quelle parole i miei maestri hanno interloquito, continuando a dialogare con me, veluti si Deus daretur.

 

Ho ricevuto questo scritto dall’amico collega che mi ha provocato questa settimana.

Io mi chiedo, allora, come interloquire oggi con gli studenti di oggi.

L’ipotesi dell’esistenza di Dio, o della sua inesistenza, talvolta non sfiora nemmeno le loro menti o le nostre lezioni perchè loro, i nostri ragazzi, hanno bisogno di esempi di vita vissuta, vera, piena….poi forse arriveranno alla domanda di Dio… Non ci sono più grandi riferimenti, forse, per loro, cioè esempi, modelli, o se ce ne sono, non sono del tutto positivi, anzi…!

Nella lezione degli ultimi 2 o 3 lunedì sono emersi i loro pensieri, sul lavoro, sull’amore, sul “vendersi”, sulla libertà….già degno di stupore positivo che alcuni 18enni si esprimano liberamente, senza pregidizi, siano aperti al confronto, collaborativi, entrino in dialogo con una adulto lì per loro, per l loro crescita !

Se io mi fermassi solo al sentire le loro parole, dovrei deprimermi – e mi può capitare! Ma io non mi fermo qui: dopo qualche momento di difficoltà, crisi e ripensamenti, cerco sempre di capire, ascoltare ciò che mi vogliono dire, soprattutto la richiesta implicita che portano nel cuore: trovare un’alternativa che dia un senso buono alle loro esperienze, una bellezza, un VALORE (e non un COSTO!) a ciò che vivono.

Il seme buono è già presente in ognuno di noi, ma spesso tutti noi abbiamo bisogno di  qualcuno che lo annaffi, che lo risvegli, che dissodi la terra, proprio come fa il contadino dopo l’inverno, perchè possa prima o poi germogliare il frutto buono. Occorre, però, il coraggio di lasciare un segno con un piccolo gesto, una domanda personale fatta loro, una parola alternativa ma vera, un cioccolatino regalato, un biglietto donato, un sms per sapere come stanno.

E’ solo il fatto che qualcuno si interessa di noi che può risvegliare lo stupore, un pensiero diverso, la domanda su ciò che siamo, su quanto valiamo, se siamo amabili e importanti per qualcuno.

Ringrazio infinitamente per la possibilità che mi è data dall’incontro con loro, perchè mi costringono a riprendere in mano certe domande e non dare la risposta confezionata, abituale, scontata, valida per me ma trovare le motivazioni, le argomentazioni, dissotterrare il mio sottinteso, il fondamento della mia fede che mi porta a ragionare, vivere, agire in un modo e non nell’altro.

Se non muore la mia vecchia idea, non potrà nascere qualcosa di nuovo, vivrò di schemi e abitudini, non sarò più capace di stupirmi. Invece l’incontro desta meraviglia e mi fa rendere conto a fine giornata che è valsa la pena far fatica per un lunedì mattino a scuola, più o meno in DAD.

Adoro il Lunedì, anche per questo!

Claudio, Stefania (insegnanti)

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