L’ottava di Pasqua nella liturgia ambrosiana ha conservato nel messale i formulari per i battezzati. Il Lezionario offre le letture corrispondenti, accanto a quelle previste per la messa del giorno. A esse si potrà attingere anzitutto per itinerari di tipo mistagogico, ma pure per catechesi di carattere battesimale.
Dopo la Domenica in albis depositis, che in pressoché tutte le tradizioni liturgiche d’Occidente e d’Oriente è caratterizzata dalla proclamazione del brano giovanneo dell’incredulità di Tommaso, la III e IV domenica di Pasqua fanno contemplare dei credenti i lineamenti del Signore Risorto (Agnello di Dio, Buon Pastore, Luce del mondo, Via Verità e Vita, Mediatore tra Dio e gli uomini), mentre le due successive Domeniche (V e VI) presentano il suo andare al Padre quale premessa dell’invio del Consolatore.
La solennità dell’Ascensione torna a essere collocata nel quarantesimo giorno di Pasqua, pur con la possibilità di riproporre la sua celebrazione la Domenica successiva. In tal modo si sottolinea il dato scritturistico, senza alterare la naturale struttura del Tempo pasquale. La fedeltà al calendario liturgico, a ben vedere, ha un notevole rilievo pastorale. I fedeli sono chiamati a maturare la consapevolezza della propria identità religiosa ed ecclesiale a prescindere dalle decisioni dell’autorità politica che, connotandosi in modo sempre più marcatamente secolarizzato, potrebbe in futuro negare il riconoscimento del valore civile ad altre importanti feste cattoliche.
A partire dalla II Domenica di Pasqua nelle ferie si ha la lettura progressiva del Vangelo secondo Giovanni. L’altro testo, che tradizionalmente segna il Tempo pasquale (e non soltanto a Milano), sono gli Atti degli Apostoli, di cui nella mattina di Pasqua si proclama l’inizio. Si è inteso rimarcare la specificità dei primi quaranta giorni, caratterizzati dalla diretta presenza del Risorto tra i suoi Discepoli, attribuendo a essi la lettura progressiva di questo libro, disposta in due cicli.
Nei sabati, attraverso la Prima Lettera ai Corinzi, viene offerta nell’anno A una catechesi sulla Resurrezione di Cristo e sui suoi riflessi nei credenti; nell’Anno B – anche con riferimento alla lettura degli Atti – una presentazione della Chiesa come Corpo di Cristo, le cui membra sono unite dalla carità.
Da sottolineare è il recupero di Gv 7,14-24 come vangelo per il giovedì della quarta settimana di Pasqua. Si tratta del celebre brano die festo mediante (“si era ormai a metà della festa delle capanne”) che nella tradizione ambrosiana per secoli ha conferito particolare significato al giorno centrale del tempo pasquale, in analogia con la festa bizantina di Mesopentecoste.
I giorni che seguono l’Ascensione e preparano alla Pentecoste sono contraddistinti dalla lettura di un testo, il Cantico dei Cantici, che già in ambito ebraico era sentito come tipicamente pasquale. I brani evidenziano l’anelito della Sposa a ricongiungersi nel ‘riposo delle nozze’ al proprio Sposo, della cui presenza non può per ora pienamente gioire. Le pericopi evangeliche sono tratte dai capitoli 14-16 di Giovanni (i discorsi del congedo di Gesù dai Discepoli). Il carattere festivo, che contraddistingue queste ferie, è segnalato dalla presenza in essa dell’epistola paolina che invita a meditare sull’azione dello Spirito santo.
La solennità di Pentecoste è preceduta come il Natale e l’Epifania dalla solenne vigilia, modellata sulla celebrazione della Veglia pasquale. Anche in questo caso, l’unica messa del sabato che precede la Pentecoste è quella vespertina vigiliare con quattro letture veterotestamentarie, epistola e vangelo.
Tuttavia, per ragioni pastorali è data la possibilità di celebrare anche al mattino l’Eucarestia proclamando solo l’epistola e il vangelo della vigilia.
(tratto da N.Valli, Il lezionario ambrosiano. Note introduttive. Inserto della rivista La Fiaccola, 2008)
Don Cristiano, assistente AC
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