Eccoci in uno dei paesi più poveri al mondo, il Burundi. Un puntino in mezzo all’africa, colorato di verde e di rosso. Si, l’Africa non è solo deserto, anzi. Appena atterrata mi accolgono un’afa incredibile e bambini per la strada, scalzi, con qualche vestito qua e là. Dopo ore infinite in jeep su strade poco percorribili arrivo a Mutoyi, la collina che mi ospiterà per qualche mese.
Vedere un uomo bianco per loro è davvero una cosa incredibile. Le folle di bimbi che riempiono le strade si avvicinano con curiosità e un po’ di timore. E basta che apri bocca per farli ridere, urlare e correre. I bimbi riempiono davvero quelle colline, oltre che il cuore. Sono tanti, tantissimi. Una benedizione per una coppia. Più ne hai e meglio è, anche se poi le bocche da sfamare diventano veramente tante, troppe. I più grandi si prendono cura dei più piccoli perché la mamma deve andare a zappare la terra, altrimenti quelle bocche rimangono vuote.
Una scena tipica è vedere queste donne meravigliose nei campi tutte colorate con un bambino sulla schiena e un paio attaccati alle gambe mentre lavora la terra, tutto il giorno, sotto il sole, senza bere, senza mangiare, mentre cantano e danzano con quelle voci soavi e quei movimenti così delicati, senza lamentarsi mai, sorridendo sempre.
La lista potrebbe andare avanti, ma mi fermo perché temo non ci credereste. Si, la cosa più bella di quel mondo, chiamato terzo, è proprio questa, la loro gioia di vivere e la loro libertà. Vi state chiedendo come sia possibile data la povertà in cui sono immersi?
Anch’io me lo sono sempre chiesta.
Dopo aver vissuto un po’ con loro, ma pochissimo come loro, vi dico che sono così liberi e gioiosi proprio per quello. Non hanno nulla da perdere, nulla da trattenere. Ogni giorno vissuto è davvero un dono prezioso, per niente scontato.
Elisa
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