Mt 13, 16-17
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
Il Vangelo di oggi ci suggerisce due spunti di riflessione.
Il primo è che Gesù si rivolge ai discepoli, dicendo loro che sono beati perché i loro occhi possono vedere e i loro orecchi ascoltare. Sono i testimoni privilegiati, gli unici ad aver vissuto in modo diretto la fede in Gesù.
Se ci pensiamo è davvero affascinante che per millenni uomini e profeti abbiano atteso l’incontro con il Messia, ma non hanno potuto viverlo e per altrettanti millenni uomini e donne (in tutto il mondo) vivono la fede in Gesù, senza averlo mai incontrato di persona.
Solo i discepoli (tra l’altro per pochi anni) hanno avuto questo privilegio. E la gente di quel tempo, i sacerdoti, i farisei, scribi, loro avevano davanti il Messia ma non hanno saputo riconoscerlo perché non corrispondeva alle aspettative che avevano su di Lui.
Ed ecco il secondo spunto: come viviamo la vita che ci è affidata? Come viviamo le situazioni quotidiane?
Tante volte le risposte che cerchiamo, i segni che chiediamo, le indicazioni che desideriamo, sono lì, davanti ai nostri occhi, eppure non li vediamo.
Spesso siamo proiettati verso un desiderio che, per quanto bello e importante, rimane un’ideale molto distante dalla realtà e non ci permette di vivere il presente nella sua pienezza e in tutto il suo potenziale.
Chiediamo a Gesù di cambiare il nostro sguardo perché anche noi possiamo vedere quell’essenziale che è invisibile agli occhi.
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