La bellezza è negli occhi di chi contempla

XI Domenica dopo Pentecoste

XI Domenica dopo Pentecoste

Mt 21, 33-46

In quel tempo. Il Signore Gesù disse:

 

«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.

 

Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono.

 

 

Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 

Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

 

 

Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

 

 

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato».

 

 

Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

In questa giornata mi pare evidente che la storia della salvezza prosegue grazie a Dio nel corso delle infedeltà del popolo di Dio e delle nostre mancanze nei suoi confronti.

Il Vangelo, in particolare, ci mette di fronte al rifiuto nei confronti di Gesù e lo fa attraverso una parabola, che è una struttura letteraria che facilmente ci porta a dare un giudizio, salvo poi farci accorgere che riguarda proprio noi.

Come avviene alla fine per i farisei e i capi dei sacerdoti (“capirono che parlava di loro” v.45).

E non solo! Si parla di noi, di tutte quelle volte che, infastiditi da un richiamo da parte di un amico/parente/compagno nella fede, turiamo i nostri orecchi, perseveriamo sulla nostra strada non buona, non siamo disposti a cambiare.

Oggi mi interrogo sulla mia capacità di ascoltare chi viene a indicarmi la via della verità: sono docile? Oppure pretendo di sapere tutto io? Ascolto e accolgo per davvero la Parola di Dio che è Verità?

Mi piace ricordare che ci sono stati profeti nella storia di Israele che invece si sono fidati totalmente, non hanno fatto un passo indietro, sono restati fedeli alla Parola del Signore e su di essa hanno giocato la loro vita letteralmente: che fine avrebbe fatto Elia, se il suo Signore non fosse stato Dio??

Eppure, ci ricorda san Paolo, “Dio non ha ripudiato il suo popolo, che Egli ha scelto fin da principio” (Rm 11, 2): al nostro rifiuto o “scarto”, Dio contrappone la sua scelta irrevocabile, eterna, fedele, immutabile! Gesù quale Figlio unito intimamente al Padre è stato fedele a Dio e a se stesso. Gesù non ha cambiato i suoi apostoli, ha mantenuto la sua “prima scelta”, infatti è tornato dai SUOI 12, una volta risorto, anche se loro lo avevano abbandonato!

Che grazia straordinaria, che consolazione grande, che respiro di gioia, anche per noi, miseri peccatori infedeli…

 

Donami il coraggio della fede, Signore, la certezza di Elia dimostrata nella prova, la capacità di ascoltare, la docilità allo Spirito, l’umiltà di mettermi in discussione e cambiare, di fidarmi del Tuo Figlio Gesù che Tu hai inviato per donarci la salvezza, che Tu non rifiuti a nessuno.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: