Non esiste la transizione alimentare se non esiste quella ecologica

Il 23, 24, 25 luglio si è svolto il primo Web – WeekEnd di Bellezza- organizzato dalla Comunità Pachamama dal titolo “Che cibo fa”.

Nella bellissima cornice dei luoghi abitati dalle tre comunità di Olgiate Olona, nel Varesotto, una tre giorni in cui, partendo dal cibo, si è affrontato il tema dell’ecologia integrale.

Sotto il segno della intergenerazionalità e biodiversità umana, in cui la diversità viene vista come un valore e non come un limite, la Comunità Pachamama ha ospitato nelle propri abitazioni 40 persone, i “weekenders”, che con grande fiducia si sono buttati e sono andati a vivere nelle case della Pachamama, provenendo da diverse zone d’Italia, in un weekend che ha intervallato momenti di riflessione a quelli di vita condivisa.

Molti i contributi emersi dalle conferenze, e difficile citarli tutti. Dal collegamento con le comunità Slow Food in Brasile e con il popolo indigeno Kariri-Xocò, all’esperienza dei produttori locali coinvolti nelle conferenze del mattino, per non dimenticare il laboratorio sul recupero del cibo sprecato con Recup.

Raffaella Ponzio, coordinatrice del gruppo tematico Slow Meat di Slow Food ha parlato dell’impatto dell’allevamento sul cambiamento climatico, Mattia Prayer Galletti, lead technical specialist per l’agenzia dell’Onu Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo), ha parlato dell’agroecologia come l’unica strada per riconvertire la produzione di cibo, ispirando il nostro rapporto con il cibo a quello delle comunità indigene.

Infine Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, ha ricordato che «Fare cibo per gli altri e se stessi è un atto d’amore e se non esiste la transizione alimentare non esiste quella ecologica».

Ma soprattutto c’è stata la comunità: 40 persone, anzi, con Pachamama facciamo 60, che da quel giorno si vogliono bene, e da ora camminano insieme, cercando di costruire dal basso una via per un equilibrio più sano.