Nel periodo natalizio non si conta la quantità di luce che ci abbaglia ogni giorno, ogni notte. Oggi più che mai ogni strada, ogni insegna, ogni casa è addobbata con luci di ogni tipo.
Questa sovrabbondanza di luci può essere vista in modo banale, contrapponendo la superficialità dei luccichii luminosi a quello che per noi cristiani è il senso autentico del Natale. Oppure possiamo leggerlo come un desiderio che ancora il nostro mondo porte nascosto dentro di sé: desiderio di Luce.
Nonostante viviamo in contesti pieni di luci, quanto spesso, guardando alla nostra vita, ci sembra di scorgere tanto buio. Viviamo sdoppiati: punti bui in un mondo di luci. E ci sembra di essere sbagliati se a noi quelle luci non dicono più nulla, se ci troviamo a desiderare una Luce diversa, che ci illumini dentro.
Il Natale cristiano non è fatto di tante luci. Tutto inizia nel buio di una notte, dentro l’ancor più buia stalla di Betlemme. Un buio profondo, che non esiste più nel nostro mondo civilizzato. Mi è capitato di contemplarlo solo qualche volta in montagna. È un buio spaventoso, dove è impossibile qualsiasi orientamento.
Dentro quel buio una luce brilla. Una sola. Ma non intermittente e superficiale. Una luce che va in profondità. Che, se la lasciamo entrare, sa illuminare gli antri più dimenticati del nostro cuore. Non per giudicarli. Non per mettere a nudo tutto ciò che vorremmo rimanesse sepolto per sempre. Ma per farci vedere che tutto, proprio tutto, è amato.
Per queste feste l’augurio di guardare le luci di cui siamo circondati come fossero lì a ricordarci la Luce vera che il Natale ci offre. Di lasciarci rischiarare da quella Luce. Di diventare anche noi portatori di Luce.
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