Ringraziamento: tutto è dono

La fine dell’anno – come qualsiasi attività che volge al termine – porta in sé il desiderio di “buoni propositi”, di uno sguardo nuovo sul futuro e di “verifica” su quanto vissuto, di gratitudine per la strada percorsa.

Eccoci, quindi, a fare esperienza di ringraziamento, provando a dire grazie per tutti gli avvenimenti, gli incontri, le gioie, le fatiche, per i grazie ricevuti come per le critiche, consapevoli di aver accolto molto. Solo rendendosi conto di essere sempre accompagnati si può aprirsi alla gratitudine, perché tutto è dono, alternandosi tra grazie più immediati come per la gioia di un progetto di casa nuova che si realizza e grazie meno scontati, come per le fatiche di crescere tre figli diversi tra loro e scoprirsi impreparati, inadeguati, bisognosi di apprendere l’arte
dell’educare.

Ci sono poi quei grazie imprevedibili: per quei volti, quelle esperienze che aprono nuove porte, nuovi dialoghi, nuovi modi di guardarsi come coppia ridisegnando il futuro e sollecitandoci con domande come l’affido.

Il nostro grazie, infine, lo scriviamo da un divano in quarantena, mentre i nostri figli positivi asintomatici mettono alla prova la nostra pazienza, non proprio da monaci Zen, e dopo aver accolto il dispiacere nella voce dei nonni che non hanno potuto vivere il Natale in famiglia (e che sono riusciti persino a dire: “ ma si…cosa vuoi che succeda se mangiamo insieme?!”, cancellando in un secondo migliaia di telegiornali visti).

E non è solo un grazie perché fortunati, anche nell’attraversare questo virus indenni, ma soprattutto lo è per il bene sorprendente che ci ha raggiunto, attraverso amici che fanno la spesa, che chiamano, che portano doni, che passano per un saluto dalla strada. Così ci si ritrova a toccare con mano quello che chiediamo la sera a Giacomo, Pietro e Giovanni nella preghiera: riguardare la giornata con gratitudine, anche quando non sembrerebbe immediato o addirittura possibile scorgere motivi di ringraziamento.

Anna e Stefano