Piangeva la badante Yevheniya al funerale di mia suocera lo scorso ottobre; erano le sue lacrime sincere che dicevano sia il suo vero affetto verso la persona cara che ci aveva lasciato, sia la sua reale solidarietà al dolore di tutti noi della famiglia.
Yevheniya era davvero una donna buona, capace di esprimere, con semplicità e ricchezza, i profondi sentimenti ereditati dalla cultura contadina della sua lontana Ucraina, forgiata e significata dalle dure esperienze vissute in quelle terre fredde e sperdute tra fatiche, privazioni, disillusioni e dolori presenti nel vivere quotidiano.
Il percepirla così vicina a noi quel giorno aumentava il disagio, del quale avevamo piena coscienza, di doverle annunciare a breve che – date la circostanze sopravvenute – non avremmo più avuto bisogno del suo lavoro per la nostra famiglia.
Passaggio non facile: sapevamo bene quanto ciò avrebbe comportato per lei la necessità e la difficoltà di trovarsi un altro lavoro, ma anche e soprattutto un’altra sistemazione abitativa dal momento che la sua posizione di badante della nostra anziana prevedeva una convivenza di 24 ore al giorno
E’ sempre arduo trovare le giuste parole e i giusti atteggiamenti davanti a situazioni di questo tipo, ma, al tempo stesso, intuivamo come Yevheniya capisse il nostro stato d’animo e la nostra impossibilità di fare diversamente e – pur con comprensibile preoccupazione – non ne facesse un dramma perchè era mossa da una concretezza e una pratica di vita in grado di gestire al meglio la nuova situazione creatasi.
Per ridurre l’impatto immediato sulla vita di Yevheniya le abbiamo proposto di fermarsi a vivere nella casa di mia suocera, da sola, per qualche settimana mentre si metteva alla ricerca – anche sostenuta da qualche contatto da noi attivato – di altre opportunità di lavoro.
Fortunatamente il periodo di ricerca non è stato troppo lungo e ha portato ad un risultato positivo nel giro di alcune settimane: si è così concretizzato un nuovo impiego, sempre come badante convivente a 24 ore, in un’altra zona di Milano.
La situazione si è perciò evoluta al meglio con comune soddisfazione di tutti noi.
Yevheniya ci ha comunicato ciò, ha ritirato da casa nostra le sue ultime cose e ci siamo salutati augurandoci reciprocamente buona fortuna e buona salute.
Ognuno di noi poteva ora riprendere la sua strada in serenità e tranquillità.
Quand’ecco un giorno di questi il nostro portinaio ci ha citofonato dicendoci che era stato appena consegnato qualcosa per noi in portineria.
Scesi abbiamo trovato uno strano pacco di medie dimensioni avvolto in una carta grezza e ruvida, chiuso con lo spago e riportante una piccola etichetta con i nostri due nomi scritti a mano.
Aperto il pacco, all’interno abbiamo trovato due casacche in stile ucraino, una da donna e una da uomo, insieme ad un bigliettino riportante, in un italiano incerto, un semplice “auguri e grazie”, a firma Yevheniya.
Che sorpresa inattesa!
Era il suo regalo per noi in occasione del Natale ortodosso che si celebrava in quei giorni!
Ed era il suo ringraziamento di cuore a ricordo del tratto di vita percorso insieme negli ultimi due anni e mezzo!!
Confesso che mai avremmo immaginato un simile gesto nei nostri riguardi dopo che ci eravamo di necessità separati e abbiamo compreso – guardando le due belle casacche – quanto esse rappresentassero davvero un atto di affetto forte verso di noi, affetto così radicato nel cuore vivo di Yevheniya da muoverla a ricordarsi di noi in occasione della loro festività natalizia.
Le abbiamo immediatamente telefonato manifestando la nostra sincera gratitudine insieme al nostro grande apprezzamento per il suo gesto capace di dare consistenza, al di là del tempo e dello spazio, al legame che si è intessuto fra di noi.
E ci ha emozionato sentire dalla voce di Yevheniya che aveva desiderato farci questo dono per esprimere il suo “averci sentito la sua famiglia” durante i mesi di lavoro qui in Italia lontano dalle figlie sposate in Ucraina.
L’unica cosa che ci ha chiesto in cambio è di farle avere una foto di noi due insieme, vestiti con quelle da lei definite “bellissime casacche ucraine”, perchè desiderava mandarla alle sue figlie per far vedere “la sua famiglia italiana”, vestita all’ucraina !
Nel riporre nel nostro armadio le casacche dopo la foto, io e mia moglie abbiamo commentato come sia bello vivere la meraviglia e l’apertura nella vita perchè, molto più spesso di quanto si è possa credere, si vivono incontri e relazioni con le persone capaci di donare con un solo loro gesto, assolutamente disinteressato, una fetta di coinvolgente affettività che sgorga impetuosamente dal loro cuore quando è “cuore di carne”, cioè cuore pulsante e vivo, capace di donarsi.
Sono tali persone che, con la loro semplicità e immediatezza, riescono veramente a porre in risalto il senso e l’importanza delle relazioni umane le quali devono essere colte e gustate attraverso l’ evolversi delle situazioni di vita.
Allora Yevheniya grazie ancora per l’insegnamento e l’affetto che ci hai donato!
Diego, 11 gennaio 2022
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