La bellezza è negli occhi di chi contempla

Giornata Nazionale della prevenzione dello spreco alimentare

Giornata Nazionale della prevenzione dello spreco alimentare

Domani 5 febbraio sarà la nona Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, una ricorrenza molto importante, un’occasione per riflettere sull’attuale problematica dello spreco del cibo, che mai nella storia dell’ Umanità è stato massiccio e preoccupante come ora.

Anche se non esiste ancora una definizione univoca di questo termine, per la Commissione europea è “l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano – sono destinati a essere eliminati o smaltiti”.

Allo stesso tempo la Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) propone due diverse classificazioni: la perdita alimentare -food loss- che è riferita allo spreco lungo i primi anelli della catena (produzione, raccolta, stoccaggio e lavorazione) di parti edibili di origine vegetale o animale prodotti per il consumo umano. Poi c’è lo spreco alimentare –food waste- che, invece, si verifica al momento della distribuzione a livello sia dei consumatori che dei commercianti.

Attualmente nel mondo ci sono circa 800 milioni di persone che vivono in condizioni di sottonutrizione e, paradossalmente, allo stesso tempo più di terzo di tutto il cibo prodotto viene sprecato. Solo nel 2021 nelle case degli Italiani sono andate sprecate più di 1 milione e mezzo di tonnellate di cibo; le cause di ciò sono principalmente una non corretta gestione degli acquisti, un’inadeguata gestione delle porzioni e una conoscenza decisamente limitata dei metodi per consumare in modo più efficiente e ridurre gli sprechi di cibo. Però lo spreco non riguarda esclusivamente i consumatori finali: sempre lo scorso anno sono state ritirate dai supermercati più di 220 mila tonnellate di alimenti perché non più freschi e di bell’aspetto, vicini alla data di scadenza o rimasti invenduti.

Questo spreco sfrenato, che è sicuramente un problema sociale ed etico, si traduce anche in un’ingente perdita economica e, soprattutto, in un disastro ambientale drammatico e pericoloso.

Difatti, in termini di impatto ambientale, le perdite di cibo costituiscono un grandissimo spreco di risorse usate per la produzione- quali terra, acqua ed energia- e per il trasporto. Inoltre, si verifica anche uno spreco di combustibili da fonti fossili, ancora oggi molto impiegati nelle fasi di coltivazione o allevamento e di lavorazione del cibo. La FAO ha affermato che lo spreco alimentare mondiale produce emissioni di gas a effetto serra pari a circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente e tutto questo, senza dubbio, ha ripercussioni anche dal punto di vista dei cambiamenti climatici.

“La riduzione dello spreco di cibo diminuirebbe le emissioni di gas serra, rallenterebbe l’utilizzo delle risorse naturali e l’inquinamento, aumenterebbe la disponibilità di cibo e quindi ridurrebbe la fame, oltre a generare un risparmio di denaro in un momento di recessione globale. […] Se vogliamo fare sul serio nell’affrontare il cambiamento climatico, la perdita di natura e di biodiversità, l’inquinamento e i rifiuti, le imprese, i governi e i cittadini di tutto il mondo devono fare la loro parte per ridurre lo spreco alimentare”

 

 

ha affermato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’ UNEP (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente).

Oltre ai problemi ambientali, lo spreco alimentare influenza negativamente anche la salute e la giustizia sociale: proprio per questo, nel settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di includere tra i 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 un punto che chiede di “dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto”.

Alla luce di ciò che ho scritto, vi consiglio di guardare la seconda stagione della serie televisiva “Green Storytellers food rescue” per approfondire questa tematica. Mara e Marco raccontano le straordinarie storie di chi, dal Nord al Sud della Penisola, lotta contro lo spreco alimentare con fantasia, determinazione e tanta solidarietà, con l’obiettivo di salvare il nostro Pianeta.

 

Gaia, adolescente di Friday For Future, Monza

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