Arrivato (ormai da tanti mesi) ai quarant’anni, ho ricevuto dagli amici un dono davvero prezioso e significativo: un’esperienza di trekking solidale in Nepal.
Dal dicembre 2019 ad oggi l’attesa è stata abbastanza lunga, ma assolutamente appagata …. e oltre!
Non sarebbe stato un viaggio come gli altri; di questo ne ero a conoscenza. Innanzitutto, perché l’ho vissuto con un amico nepalese che abita a Varese e che da molto tempo ha fondato un’associazione che sostiene i villaggi remoti in Nepal sia attraverso la costruzione/creazione di realtà locali (tre scuole, un orfanotrofio, due cliniche, due ponti per facilitare i collegamenti in montagna, ..) sia con eventi sul territorio varesino/comasco per sostenere “a distanza” i progetti fino ad ora realizzati (mercatini di artigianato nepalese, aperi-cene con concerti di campane tibetane, bagni di gong, ..).
In secondo luogo, perchè “Nine Hills Association” (questo è il nome dell’associazione che opera nel distretto di Okhaldunga) è costituita da Sherpa: uomini e donne che abitano lì e con cui abbiamo assaporato la quotidianità nella condivisione del cammino in montagna, dell’essere ospitati nelle loro case, nel toccare con mano uno stile di vita essenziale e sobrio sotto vari aspetti.
Il gruppo con cui sono partito da qui era costituito da sette persone di differenti età, ma tutte contraddistinte dal desiderio di assaporare i ritmi antichi e lenti di una cultura permeata di volti, storie e significati: ci siamo tolti i sandali e ci siamo lasciati abitare dagli incontri.
Le ore di cammino, le gioie, le fatiche, i panorami dai 2800 metri in su …. i colori della vegetazione, i tetti blu delle case, il sapore delle spezie e del “piccante”, i rabbocchi di “raksy” (grappa tipica sherpa) ancora caldo sul fuoco …. i portatori con le gerle intrecciate, i balli sui prati e quelli nelle case, la testa che si muove “da sinistra a destra” per annuire, le sciarpe di benvenuto in ogni festa, i “Namaste” a qualsiasi ora, gli Yak che ci osservano …. i giochi semplici con i bambini, i regali portati dall’Italia, le danze svolte con cura dalle adolescenti, i sorrisi dei ragazzi per un’attenzione o un tempo dedicato a loro.
Un groviglio di emozioni “sul tetto del mondo” e un altro ancora in una grande città come Kathmandu: all’inizio e alla fine del cammino ci siamo fermati alcuni giorni nella capitale, vivendo in questo modo un secondo viaggio .. completamente differente dal precedente (ma che, forse, dà un ulteriore sguardo di completezza ad un Paese davvero pieno di sfaccettature).
Una città senza semafori, con un caos ordinato a tutte le ore: buddisti e induisti, mercati colmi di colore e qualche turista che inizia a ri-popolare le strade, scimmie – mucche – topolini e risciò – motorini – taxi …. tutto questo e anche di più; quel “di più” su cui vi consiglio di lasciarvi interrogare, scomodare e interpellare!
“Io sono il volto delle persone che ho incontrato”: grazie a Ngima, Laura, Mariangela, Vanessa, Andrea, Furpha, Dawa, Ringi, Ngimi, .. e grazie a chi mi ha accompagnato lungo questi giorni..
..se volete lasciarvi stuzzicare per pensare di vivere anche voi un’esperienza simile, visitate https://ninehills.org.np/
..forse esiste anche la “saudade” nepalese come quella brasiliana ..
Carlo Fiori
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