La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Pietro Crisologo

s. Pietro Crisologo

Giovanni 8,1-11
In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero:

 

 

«Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere
motivo di accusarlo.

 

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.
Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

 

E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai
più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.

 

 

Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

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Questa notissima pagina di Vangelo ha conosciuto una sorte particolarissima che attesta il suo carattere “scandaloso”: al termine di un lungo e travagliato migrare, questo testo è stato inserito nel Vangelo secondo Giovanni anche se, in realtà, questo brano presenta più somiglianze con il Vangelo secondo Luca, quello più attento all’insegnamento di Gesù sulla misericordia.

Mentre Gesù insegna nel tempio, alcuni uomini religiosi gli conducono una donna sorpresa in adulterio. Le loro parole sono ineccepibili e fanno riferimento alla Legge che prevedeva, in questa situazione, la lapidazione. “Tu che ne dici?”: ecco il tranello per tentarlo e avere motivo di accusarlo. Ma Gesù reagisce in maniera sorprendente e misteriosa, mettendosi a scrivere per terra, l’unica volta che questa azione viene annotata nei Vangeli.

Se con il suo dito Dio aveva inciso la Legge di Mosè sulla pietra, Gesù la riscrive nella nostra carne, nelle nostre vite segnate dalle fragilità e dal peccato. Poiché però gli accusatori insistono nell’interrogarlo, Gesù pone, a sua volta, una domanda: la sua parola, che non contraddice la Legge, appare efficace e mette in crisi gli accusatori della donna che, ad uno ad uno, se ne vanno.

Alla fine restano solo in due, la misera e la misericordia come annota S. Agostino. Solo allora Gesù si alza in piedi e sta di fronte alla donna. Per lei è la fine di un incubo. Adesso è possibile l’incontro parlato, che si apre con l’appellativo rivoltole da Gesù: Donna, lo stesso riservato a sua madre, alla samaritana, alla Maddalena.

Rivolgendosi a lei in questo modo, Gesù la fa risaltare per quella che è: non una peccatrice, ma una donna restituita alla sua dignità. E chiamandolo Signore, la donna fa una grande professione di fede in Gesù: Colui che si trova di fronte a lei non è un semplice maestro, è il Signore.

Non sta scritto che questa donna cambiò vita, si convertì o che divenne discepola di Gesù.
Sappiamo solo che, affinché tornasse a vivere, Gesù l’ha perdonata. Gesù sceglie la misericordia senza contraddire la Legge. Nei suoi incontri, Gesù non ha mai castigato nessuno, perché sapeva discernere la volontà di Dio che non vuole la condanna del peccatore, ma la misericordia perché si converta e viva.

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