La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Pantaleone

s. Pantaleone

Lc 9, 51-56

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, il Signore Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

 

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».

 

Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

In questo passo di Vangelo Gesù deve confrontarsi con Giacomo e Giovanni che di fronte alla reazione dei Samaritani vorrebbero rispondere con un’azione di forza.

Gesù di fronte a questo gesto rimprovera i suoi e mostra che ragiona secondo altri schemi. Mostra la novità del suo messaggio che sconquassa la visione dell’uomo su Dio.

Gesù annuncia un Dio che non si lascia incasellare secondo gli schemi dell’uomo che lo vorrebbe controllare e gestire secondo la propria volontà.
Si tratta di una tentazione che accompagna l’uomo da sempre: non a caso tra le Dieci Parole ve n’è una che ammonisce “Non nominare il nome di Dio invano”. Il Signore esorta Israele a non servirsi del nome di Dio piegandolo ai propri scopi, una seduzione che induce l’essere umano a piegarlo ai propri interessi e a farlo agire secondo il proprio giudizio.

Gesù in questo brano sottolinea come Dio sia totalmente Altro anche nel guardare e nell’agire verso coloro che agiscono con ingiustizia.

Il Signore ha progetti che a volte risultano poco comprensibili all’uomo, soprattutto che necessitano di un abbandono fiducioso in Lui. Ce lo insegna Gesù con la preghiera nell’orto degli Ulivi quando si affida totalmente al Padre.

La fede sta proprio in questo: affidarsi alla sua Volontà, consapevoli che non saremo mai soli, ma accompagnati dal suo Amore in ogni circostanza.

Quante volte invece anche a noi capita di voler istruire Dio nel modo di comportarsi ed agire nella storia secondo la nostra visione. Chiediamogli di guidarci e proviamo a meditare questa riflessione di Padre David Maria Turoldo:

“Io non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo. Io non prego perché cambi Dio, io prego per
caricarmi di Dio e possibilmente cambiare io stesso, cioè noi, tutti insieme, le cose.”

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