Gv 5, 25-36
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.
Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».
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“Da me, io non posso fare nulla”: queste parole piene di verità ci indicano che Gesù non mette in atto nessuna testimonianza a partire da se stesso; ha una sola inquietudine: che sia il Padre ad agire in lui e attraverso di lui semplicemente affidandosi, lasciandosi plasmare e amare.
“Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere se siamo stati credenti, ma credibili”: emergono in me le parole del giudice Rosario Livatino, pronunciate prima di essere ucciso nel 1990; espressioni davvero radicate in un esempio di luce in cui la fede si racconta nel mettersi a servizio della comunità intera.
Pensare a quanto scaturisce dal Vangelo di oggi e a questo testimone di vita, mi fa venire alla mente il fatto che la dimostrazione ultima, compresa quella d’essere vero agli occhi degli altri, coincida con questa piena disponibilità nei confronti del prossimo. La qualità della testimonianza di Gesù sta nel sentire di essere uno con il Padre, dove la misura e la prerogativa della sua esistenza è data da questa relazione forte e crescente.
Per questo motivo, il messaggio e l’insegnamento che Livatino ci consegna va vissuto ogni giorno e fino in fondo con coerenza, con la costruzione di sé nella serietà e con la passione per il messaggio di vita buona che ne nasce.
– Quale nuova narrazione di Vita suscita in me oggi questo brano?
– Che tipo di testimonianza dono nella mia vita di ogni giorno: gioiosa, vera e trasparente oppure affaticata, superficiale e ferma? Perché?
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate,
perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera
(Salmo 32)
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