La bellezza è negli occhi di chi contempla

Custodia

Custodia

Molti sono gli spunti che ci vengono in mente a partire da questa parola, sicuramente tutti riguardano la RELAZIONE. Solo a partire da questa verità, cioè che noi siamo esseri relazionali, si può comprendere questa parola.
 
La prima volta che la troviamo nella Bibbia è in Genesi: “Sono forse io custode di mio fratello?“, quando Dio chiede conto a Caino della sorte di suo fratello e questo ci colpisce.
Capiamo che è solo dalla relazione con l’altro che può partire la cura verso l’altro.
 
Ci rendiamo conto di quanto siamo interconnessi nel mondo di oggi, come ci ricorda in continuazione papa Francesco, sia nelle varie encicliche ed esortazioni che in svariati interventi.
Crediamo che sentirci davvero collegati a tutto e tutti possa nascere in particolare nella relazione con Dio Padre: quando ci si accorge che Lui è davvero padre mio e nostro, allora ci si svela la relazione e la custodia dell’altro che ha diversi volti e dimensioni, possono essere i miei vicini, fratelli, amici, ma anche il creato e la responsabilità verso di esso, oppure coloro che vivono molto lontano da noi.
 
Se la relazione con il Padre è profonda non si può rimanere indifferenti a ciò che succede.
 
Ci chiediamo spesso fino a quando potremmo resistere a trattare il mondo che ci è stato donato in questo modo, fino a quando riusciremo a stare in silenzio di fronte alle violenze e agli stupri verso i nostri fratelli e verso la creazione.
Il sentire il dolore del mondo crediamo che sia un dono da chiedere al Padre per poterci mettere accanto e custodire, perché solo nell’empatia e nel coinvolgimento della sofferenza dell’altro possiamo veramente capire la necessità di non stare con le mani in mano, del prendersi cura dell’altro e delle situazioni che viviamo.
 
Ci sentiamo responsabili del mondo, di come lo stiamo lasciando?
Ci interroga molto quanto siamo disposti a fare per questo e ci rendiamo conto che la risposta non è semplice e neppure scontata, richiede conoscenza e coinvolgimento, preghiera e azione, in diversi modi e forme, richiede il coraggio anche di disobbedire in modo creativo a alcuni sistemi che portano allo sfruttamento di persone e cose.
 
La custodia del creato richiede l’amore verso le creature: se tu ami qualcosa te ne prendo cura, è l’amore che rende speciale le persone e le cose.
 
E per Dio Padre ogni cosa è degna di amore perché ogni cosa è stata creata da Lui, e Cristo ce lo mostra sulla croce che non può scegliere tra la sua vita e quella di un altro, perché l’amore porta a custodire la vita altrui, anche se è un brigante e nella logica del mondo si “merita” quella punizione, ma l’amore non sopporta che l’altro soffra ed è disposto a rimetterci la vita per lui/lei.
 
La custodia passa proprio da questo. Come una madre o un padre rinunciano ed offrono il proprio tempo, sonno, vita per i figli, così il Padre fa per le sue creature, e se noi ci sentiamo figli di questo Padre non ameremo forse dello stesso amore ciò che lui ha creato?
 
Luca e Martina per la Fraternità Evangelii Gaudium
 
 
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