Un compleanno che non deve sfuggire a nessuno di noi, il 3 dicembre 2022 il Parco Nazionale Gran Paradiso (PNGP) compie i suoi primi 100 anni.
Prima di sottolineare alcuni punti fondamentali storici dedicati a questo parco, ricordo che è il primo Parco Nazionale Italiano istituito il 3 dicembre 1922.
- 1856, non albeggiava solamente l’idea di unificare l’Italia e il popolo italiano, re Vittorio Emanuele II dichiarò riserva reale di caccia le montagne di Gran Paradiso, salvando in questa maniera dall’estinzione lo stambecco (simbolo odierno del parco), vittima di una caccia incontrollata che aveva ridotto la popolazione di questo animale a livelli allarmanti. Re Vittorio Emanuele II formò un corpo di guardia specializzato, conosciuto oggi come guardiaparco, con lo scopo di proteggere sia la natura che gli animali;
- 1919, re Vittorio Emanuele III regalò allo Stato Italiano i 100 ettari del parco, a patto che diventasse Parco Nazionale;
- 3 dicembre 1922 il Gran Paradiso divenne il primo Parco Nazionale d’Italia.
Dopo questa breve e doverosa ricorrenza storica, passiamo al nostro presente, lo faccio ponendovi una domanda: “Il PNGP per noi oggi è ancora importante?”
Assolutamente sì, oggi non può essere considerato semplicemente come Parco Nazionale, oggi deve essere considerato come una scuola a cielo aperto: ci insegna come in 100 anni di storia questo montagna è riuscita a mantenere e migliorare la sua biodiversità, ha rivisto il ritorno del lupo, ma anche la prima nidificazione del gipeto considerato istinto.
E’ un punto di partenza non solamente per chi ama camminare in montagna, ma è anche un luogo di studio per tanti scienziati di tutto il mondo.
Per concludere e augurando altri 1000 anni al nostro PNGP, vi lascio questa domanda: Noi che viviamo questa epoca come vogliamo “proteggere” il nostro Parco Nazionale Gran Paradiso, che futuro gli aspetterà?
Ah… dimenticavo… giusto per curiosità, il prossimo 11 gennaio 2023 il Parco Nazionale d’Abruzzo (secondo Parco Nazionale d’Italia) festeggerà i suoi primi 100 anni, questa però sarà un’altra storia.
Peri Federico
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