“Hai sentito della Regina? Pare non stia troppo bene”. Era giovedì 8 settembre 2022 e la notizia della morte della Regina Elisabetta II sarebbe arrivata nel giro di poco.
Nonostante la sua età decisamente avanzata, per qualche motivo nessuno se lo aspettava veramente. In fondo, pur sapendo che non era vero, un po’ ci si credeva all’immortalità della Queen.
Poi qualcuno legge un comunicato stampa e il sogno finisce.
La Regina è morta.
La grandissima maggioranza degli esercizi commerciali, uffici, luoghi di culto, case private hanno esposto immagini della Regina, frasi di lutto e fiori. Ognuno le ha reso omaggio come ha potuto.
Alla scuola dei miei figli, durante il momento in cui tutte le classi si ritrovano insieme nel salone, si è parlato di come affrontare la perdita di persone care. Ecco, la Regina Elisabetta, oltre che ricoprire il ruolo ufficiale di regina, era soprattutto una persona, e una persona cara.
Mi trovo ad interrogarmi su cosa significasse la regina per me.
Non ho la doppia cittadinanza, non ho giurato di essere “una leale suddita della regina”, ma vivo in Regno Unito, in una monarchia, appunto.
La Costituzione italiana inizia con “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo eccetera eccetera”. Difficile per un’Italiana rendere omaggio a una regina. Sentirsi suddita. Certo, posso omaggiare il capo dello stato in cui vivo. Ma la Regina Elisabetta II era ben più di un capo di Stato per gli inglesi (e non solo). Era un simbolo di una civiltà che non c’è più e che, come tutti i retaggi del passato, si ammanta di magia e nostalgia.
Non analizzerò la situazione da un punto di vista politico, ma umano. Perché umanamente (a torto o a ragione) era considerata una persona cara.
E allora mi domando se dalla sua morte, e soprattutto dalla sua vita, ho potuto trarre qualche insegnamento da lei.
Certo, Sua Maestà non ha avuto le difficoltà fisiche di chi lavora in miniera, ma ha compiuto il suo incarico fino alla fine: solo un paio di giorni prima aveva dato mandato al quindicesimo primo ministro, con un sorriso e una stretta di mano.
Il suo sorriso e la mano che saluta in modo elegante e rassicurante mi fanno pensare che a volte bisogna esserci, instaurare un contatto. Che il sorriso è fondamentale per essere accoglienti nei confronti del prossimo, che sia anche solo un vicino di casa o un passante. Qui in Inghilterra ci si saluta spesso, in macchina mentre ci si lascia passare nel senso unico alternato, se ci si incrocia durante una passeggiata. Non cambia la vita, ma aggiungere un sorriso aggiunge un tocco di positività.
Pare che la Regina avesse anche un certo senso dell’umorismo. Molto famose sono la sua diretta partecipazione all’inaugurazione delle Olimpiadi a Londra, in cui la Regina ha finto di entrare allo stadio lanciandosi da un elicottero in compagnia di 007 e il te’ che ha preso con l’orsetto Paddington (molto molto popolare qui) per il suo Giubileo dei 70 anni di regno.
Aveva anche i suoi luoghi preferiti in cui rifugiarsi per staccare, ad esempio la tenuta in Scozia dove è morta.
Innanzitutto mi fa pensare al valore del riposo. Da emigrata faccio fatica a riconoscere i miei luoghi del cuore. Perché ci vuole tempo e una certa routine per poterli eleggere a luoghi in cui si ha la certezza di staccare la spina, stare bene e riposare, anche per poco.
Istintivamente penso che i miei luoghi del cuore siano tutti lontani dall’isola dove vivo. Eppure, se mi fermo a pensare, mi viene in mente un angolo in cui mi fermo a guardare il paesaggio tornando dal lavoro, quel parchetto con le papere e il boschetto vicino a casa dove vado a passeggiare coi bimbi, le colline con le querce e le pecore che si vedono appena fuori dalla città in cui vivo.
E poi penso a tutta la gente che ha fatto code interminabili per andare a portarle un saluto di persona e il corteo ininterrotto che l’ha accompagnata fino al castello di Windsor. Un esempio positivo riesce ad unire tante persone che probabilmente sarebbero state discordi su molti temi? O si tratta di morbosa voglia di fare parte di un momento storico? Preferisco credere nella prima ipotesi.
La Regina è morta. Viva il Re.
Ora si va avanti, con un nuovo sovrano, che al contrario, finora, non sempre è stato rispettato e ha mostrato più debolezze e interessi personali. Come per tutte le cose che cambiano, bisogna essere capaci di non fare paragoni che non siano costruttivi e cercare di grattare via qualche preconcetto.
E intanto il popolo legge i pettegolezzi su King Charles e i suoi figli, sogna una vita da reali, e vede i prezzi del latte aumentare al supermercato.
La vita riprende.
Maria, from UK
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