La bellezza è negli occhi di chi contempla

S. Margherita Maria Alacoque

S. Margherita Maria Alacoque

Lc 21 25-33

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra.

Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

 

 

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

 

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

 

 

E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina.
Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.

 

 

In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

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Il termine “apocalisse” deriva del greco e significa letteralmente “scoperta o disvelamento, rivelazione, un gettar via ciò che copre”. Il termine apocalittico, invece è definito “proprio dell’apocalisse come fine del mondo” e in senso figurato “catastrofico, sconvolgente, spaventoso”.

Ho avuto bisogno di cercare il significato di queste parole perché il linguaggio di questo brano di Luca, almeno nella prima parte,
assume pesantemente questi toni lugubri, inquietanti, spaventosi….per altro, rintracciabili nel tempo che stiamo vivendo: forse non scorgiamo segni nel sole e negli altri astri, ma ansia e paura agitano la nostra povera umanità per quello che accade nella natura e nei rapporti tra i popoli.

E se questi avvenimenti apocalittici fossero in realtà illuminati dalla rivelazione di un tempo propizio, nel quale re-imparare a guardare la realtà tutta, l’universo intero e i suoi abitanti? Se attraverso queste tribolazioni potessimo ri-aprire gli occhi per vedere quanta meraviglia il creato contiene e ci è stata affidata con fiducia dal nostro creatore?

Se quanto vissuto con la pandemia, in termini di solitudine e isolamento, e il dolore che la sofferenza di tutti i nostri fratelli vicini e lontani causata dalla guerra o dalla miseria, dal dolore fisico e morale, potessero sciogliere la nostra indifferenza?

Ecco, così il tempo sarebbe propizio, così potremmo vedere il Figlio dell’uomo, magari non scendere da una nube ma emergere dalle pieghe nascoste dell’esistenza, negli occhi di ogni uomo che spera, venuto a consolare e giustificare, a illuminare e proteggere.

Il buio di questi primi versetti è squarciato dalla luce della speranza: delicata come gli alberi che germogliano e annunciano la bella stagione che arriva; la certezza della Sua presenza, attraverso le Sue parole che non passeranno, ci dona la forza per continuare il nostro cammino

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