Spesso si associa la natura selvatica a luoghi che culturalmente percepiamo come incontaminati, come una foresta di abeti in alta montagna o un’isola mediterranea, in realtà le città e le loro periferie sono anch’essi degli ambienti ricchi di vita e relazioni ecologiche.
Un’attività interessante per comprendere come le geometrie urbane siano solo apparentemente definitive è osservare un’area dismessa: è affascinante vedere come la Natura si riprenda gli spazi, nei luoghi che non sono più produttivi o abitati, che le crisi periodiche dei sistemi economici trasformano in non – luoghi, in degrado, un silenzioso popolo di piante e animali crea crepe, si riproduce e riconquista ciò che
un tempo era suo trasformando vecchie fabbriche o cascine abbandonate in giardini spontanei dove alberi, arbusti ed erbe cresciute fra il cemento rotto danno ospitalità e nutrono insetti, uccelli, invertebrati e mammiferi.
Ma è possibile una convivenza fra una città ancora abitata e la fauna selvatica?
Molti progetti portati avanti dalle amministrazioni comunali, da associazioni ed enti parco, porterebbero in questa direzione.
Se un tempo il verde pubblico era pensato quasi esclusivamente per le esigenze dei fruitori umani (salvo alcuni progetti d’avanguardia come il Bosco in Città nella periferia Ovest Milano, realizzato grazie anche all’opera di molti volontari, verso la metà degli anni ‘70), oggi parchi, giardini e persino rotonde e aiuole spartitraffico diventano degli ecosistemi, con essenze vegetali scelte per nutrire gli insetti
impollinatori o per permettere la nidificazione degli uccelli.
L’occasione di realizzare -e soprattutto curare- questi nuovi ambienti può diventare anche un modo per creare una socialità positiva di quartiere, coinvolgendo associazioni e cittadini. Un esempio recente è il Miglio delle farfalle realizzato nelle aiuole presenti nel tratto ciclopedonale di Corso Lodi a Milano, il cui obiettivo è quello di creare delle aree allestite con piante che siano utili alle farfalle e altri
insetti selvatici e che in futuro possa diventare un luogo aperto per organizzare laboratori e attività educative. Il progetto sta coinvolgendo istituzioni pubbliche, associazioni, commercianti e singoli cittadini.
Gli esempi fortunatamente potrebbero essere tanti, a testimonianza di una nuova sensibilità nei confronti della tutela della biodiversità che potrà portare a vedere anche l’ambiente urbano come un luogo di convivenza fra esseri umani e Natura.
L’Associazione Bosco dei 100 Frutti, con sede a Bareggio, si impegna nella tutela e nell’incremento della biodiversità tramite il lavoro sul campo (messa a dimora di alberi e arbusti) e attività educative e divulgative.
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