Come cambia la visione, lo stile, la composizione di un artista in un momento di stravolgimenti politici e di profonda riflessione personale sull’uomo e sulla religione?
Un esempio ci viene dato da Sandro Botticelli, il pittore forse più legato alla cerchia medicea e al suo sogno di armonia, che lo porta, negli anni dello splendore di Lorenzo il Magnifico, a “conciliare naturalismo classico con spiritualità cristiana” (come espresso dallo storico dell’arte rinascimentale André Chastel): sono testimonianze di questo periodo le dolci Madonne con il bambino o la celeberrima “Primavera”, datata ai primi anni ’80 del 1400.
Ad un certo punto però la quiete si spezza: gli anni di fine secolo a Firenze, soprattutto dopo la morte del Magnifico nel 1492, sono segnati da difficoltà politiche interne legate alla gestione del potere da parte dei Medici, da problemi di politica estera e di difesa dei confini minacciati dai francesi (Carlo VIII scenderà in Italia con le sue truppe nel 1494) e dalla forte contrapposizione religiosa tra i “piagnoni”, i seguaci del frate domenicano Savonarola e gli “arrabbiati”, che si scontravano violentemente nelle vie della città accentuando ulteriormente il senso di precarietà e insicurezza.
In questo contesto Botticelli approda ad un approccio mistico e profetico della sua arte, nel contesto delle predicazioni “rigoriste” di Savonarola, e in una riflessione sempre più approfondita delle tematiche religiose legate anche alla meditazione su Dante, maturata durante la sua lunga opera di illustrazione della Divina Commedia, che lo porterà a innalzare la figura di Maria quale Donna-guida dell’Umanità (e che quindi in questa fase raffigura spesso un po’ più grande rispetto agli altri personaggi delle sue opere).
Semplificazione delle forme, rigidità nei movimenti, durezza delle linee, composizione piatta e su registri diversi, squilibrio nelle dimensioni: a questo approda Botticelli nella Natività Mistica del 1501, conservata oggi alla National Gallery di Londra.
Un’iscrizione dai toni oscuri nella parte superiore del dipinto accentua i toni apocalittici e sottolinea la drammaticità della situazione politica (“Questo dipinto sulla fine dell’anno 1500, durante i torbidi d’Italia, io, Alessandro dipinsi…”): il dipinto incarna non solo la “prima” venuta di Cristo, ma anche il ritorno, la “seconda venuta”, prima del Giudizio Universale. Nella fascia più bassa, angeli e uomini con in mano rami di ulivo si abbracciano, mentre piccoli diavoletti spaventati scappano tra le pieghe del terreno: Cristo è portatore della pace universale e sconfigge il male sulla terra.
Il conflitto in Ucraina, una crisi ambientale senza precedenti, barche cariche di uomini che percorrono il Mediterraneo alla ricerca di nuovi approdi: come Botticelli avrebbe raffigurato una natività oggi? Con quali forme, quali colori, quale prospettiva? E voi lettori, se foste degli artisti, dove la ambientereste e come la rappresentereste?
Arianna
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