Lc 17, 22-25
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli.
Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno.
Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
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Oggi la liturgia fa memoria della Vergine Addolorata, che per tradizione è Maria ai piedi della croce. Le icone e le raffigurazioni che di lei sono state realizzate nel corso dei secoli, forse, non ci dicono molto. Ma se pensiamo alla donna che è stata e che ha appena assistito alla morte del figlio, allora possiamo immedesimarci in lei.
Chi di noi non ha perlomeno accompagnato, se non vissuto da vicino, il dolore di una madre per la perdita di una figlia o di un figlio. È un dolore tale che non abbiamo nemmeno le parole per dirlo. Quando muore un genitore si dice che i figli diventano orfani; quando muore un coniuge si dice che il partner diventa vedovo o vedova; ma quando muore un figlio non abbiamo nemmeno le parole per raccogliere il dolore in un nome, tale è l’intensità.
Quando le lacrime gonfiano i nostri occhi per il troppo dolore non riusciamo più a vedere una speranza, un futuro. Anzi spontaneamente siamo inclini a vivere la sofferenza, la croce e il dolore come il punto di massima distanza di Dio, se non addirittura una sua punizione, come spesso si sente dire da parte di chi si trova in situazioni di grande fatica e dolore: ma che cosa ho fatto di male per vivere tutto questo? Perché Dio mi chiede questa grande prova? Addirittura pensiamo che Dio ci abbia punito per qualcosa che noi, o chi ci è stato prima di noi, ha compiuto.
Questo è un atteggiamento insito nell’uomo da sempre: pensiamo ad esempio a Tobi e alla sua preghiera a Dio al culmine della sua disperazione (Tob 3, 5).
La risposta di Gesù, all’uomo che vive un dolore atroce per la perdita di una persona cara, è di non disperare, di cercare di avere come Lui e come Maria uno sguardo altro sulla croce, più grande del dolore, uno sguardo capace di vedere al di là delle evidenze e, nonostante tutto, fidarsi di Dio.
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