La bellezza è negli occhi di chi contempla

B. V. Maria del Rosario

B. V. Maria del Rosario

Lc 21, 5-9

In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?».

 

Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

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Gesù si trova a Gerusalemme e sta facendo un discorso nei pressi del Tempio. Mentre la gente è attratta dal tempio e dalla sua bellezza, Gesù la provoca e sposta l’attenzione su due questioni ben
più importanti e urgenti: la prima corrisponde all’invito a non lasciarsi ingannare dai falsi profeti che cercano di paralizzare le persone con la paura; la seconda consiste nell’invito a vivere il tempo
dell’attesa non chiedendosi “quando accadrà” questo evento che stanno attendendo, cioè la venuta del Signore, ma come tempo nel quale essere portare testimonianza ed essere perseveranti.

Gesù invita i suoi discepoli al discernimento, necessario per non farsi ingannare e per capire chi sia buon maestro che può donare salvezza e chi, invece, sia cattiva guida che può portare soltanto rovina e cattiveria. E, nel mentre, raccomanda loro di non avere paura, di liberarsi da visioni apocalittiche che non lasciano spazio alla speranza.

Questo passo parla anche a noi, oggi, tempo di grandi preoccupazioni e timori per quanto sta accadendo in modo sempre più pericoloso in troppe parti del mondo e che sta provocando la morte
di milioni di persone innocenti. Viene da chiedersi: è forse la fine? Quando sarà?

 

Ecco. Gesù in questo passo del Vangelo ci interpella rispetto a quale sia il nostro atteggiamento: come stiamo vivendo questo nostro essere, a questo punto della storia e in questa parte di mondo, osservatori impotenti e disarmati? Qual è la testimonianza che stiamo portando: quella di uomini e donne paralizzati dalla paura e disposti a correre dietro a qualsiasi cosa o a chiunque riesca ad
anestetizzare le loro coscienze, oppure quella di discepoli di Gesù capaci di testimoniare il suo amore e di non abbandonare la speranza che viene dalla sua Parola?

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