Basta poco

Nella nostra quotidianità diamo per scontato che solo chi arriva da altri Paesi è considerato uno straniero.
Definiamo tante volte “straniero”, o come dicono nel mio paese “furest”, anche le famiglie che decidono di trasferirsi dalla città o da altre realtà, arrivando nei paesi limitrofi a Milano, dove magari si possono permettere una villettina e trovare più spazi verdi, o altri che per diversi motivi hanno accantonato la fede.

Ho la fortuna di incontrare tante nuove famiglie durante il percorso della catechesi dei bambini e mi rendo conto che non è per nulla facile inserirsi anche in una realtà come quella della vita oratoriana, di parrocchia.
Da una parte c’è il timore di invadere degli spazi esistenti, dall’altra vi è il “puntare il dito” verso chi è nuovo rispetto a qualcosa che abbiamo fatto sempre allo stesso modo.

Basta poco però: un invito. “Cosa ne dici di mettere a disposizione un po’ di tempo durante l’oratorio feriale?”. È proprio con questa semplice frase che alcune mamme dei bambini che ho a catechismo hanno iniziato a dare una mano durante l’esperienza estiva e che, spero, continueranno questo bel percorso insieme.

È così che scopri quanta disponibilità, umanità, voglia di mettersi in gioco ci sia. Qualcuno rispolvera quanto faceva al suo paese di origine prima di arrivare a Bareggio, altre mettono a disposizione le proprie competenze lavorative o stupiscono con la propria grande creatività: insomma, dobbiamo solo imparare a tendere la mano e a nostra volta accogliere.
È in questo modo che si intessono rapporti che vanno al di là dei momenti in cui si svolge un servizio insieme, momenti di attenzione reciproca alle varie vicende della quotidianità come salute dei tuoi cari, lavoro, compleanni e dinamiche familiari.

Basta poco: un messaggio, un abbraccio, una risata. Basta poco per mettere da parte il nostro orgoglio, i nostri pregiudizi, le nostre finte certezze. Certo, costa fatica! Ma basta poco per capire che l’altro siamo noi.

Simo