La bellezza è negli occhi di chi contempla

Bellezza e stupore

Bellezza e stupore

Conservo un ricordo molto bello, un’esperienza fatta con i ragazzi durante le vacanze estive in montagna: partenza alle tre, nel buio della notte lungo un sentiero (semplice e sicuro!), attrezzati con torce elettriche.

Ed ecco la prima sorpresa capace di rasserenare anche qualche lamentoso a motivo della sveglia forzata: la luna, alta e quasi piena, illuminava le pareti circostanti e il paesaggio.

Abituati gli occhi, una volta spente le torce, fu possibile procedere lungo il sentiero, in fila indiana. Dopo le prime battute sui lupi mannari, forse per stemperare gli ultimi timori per quella situazione inedita, la sensazione era di essersi immersi in una “magia”.

Dopo un’oretta di salita, l’attesa.
Chi scherzava, chi cercava di riprendere sonno accucciati uno all’altro, chi faceva confidenze all’amica.
Intanto ad oriente cominciava a rischiarare.
Poi il momento desiderato, lo scopo di quell’avventura: lo spuntare del sole tra i profili scuri e netti delle montagne.
Gli occhi di tutti erano rivolti a quello spettacolo quotidiano della natura, ai più sconosciuto a motivo dell’orario nel quale va in scena.
Per alcuni minuti nessuno ha aperto bocca. Un silenzio che non fatico a definire “contemplativo”, “religioso”.

Qualcuno addirittura decise di scostarsi un poco dal resto del gruppo, probabilmente per assaporare intimamente quella seconda “magia”.
Quasi in un atto di svelamento (di rivelazione?) i raggi del sole hanno illuminato lo stupendo paesaggio montano; e i volti, gli occhi di quei ragazzini.

Pochi minuti, forse una dozzina, che hanno lasciato una traccia nei ricordi e nell’animo di quei preadolescenti, solitamente vivaci e rumorosi, qualche volta dissacranti e provocatori. Perchè uno sguardo che sa stupirsi della bellezza sa diventarne custode. E impara ad elevarsi, portando con sé cuore, mente, gesti.

“…D’altra parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore» (Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Rm 1,20).

 

 

Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza. Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”.

(LS 12)

 

don Davide Fiori, assistente ecclesiale del gryppo Scout Magenta, “Baloo”

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