Le nostre giornate ci offrono occasioni di incontri continui: incontri scelti e che si rinnovano in un tempo ritrovato, come quelli familiari oppure incontri fortuiti, non cercati, dentro i quali è possibile scovare
un’occasione per scoprire una novità, una sfumatura, una ricchezza anche là dove la pancia ti farebbe dire il contrario come prima sensazione.
Gli incontri, quelli reali ma anche quelli virtuali facilitati dalla rete e dai social ci aprono alla possibilità di essere in contatto costante con tutti.
Contatto è “toccare”, la parola stessa ci riporta a un gesto così privato, così intimo che è quello dell’entrare in uno spazio non tuo: il mondo, il cuore, la carne dell’altro. Si tocca la ferita, la sofferenza, il mistero, la gioia, si tocca la storia di una persona. E toccare non lascia mai tutto come prima: in chi tocca e in chi è toccato.
Il contatto ha bisogno di tatto, quel tocco ha bisogno di una sapienza che sappia leggere la vita per intuire la modalità migliore ed unica di entrare in contatto. Il tatto, crediamo, è saper seguire le pieghe di un cuore di un altro senza farlo sanguinare, è saper portare a una verità sulla vita con la saggezza della gradualità, del passo possibile di quel momento. E’ aver coraggio di mettere le dita nelle ferite piagate di un’anima senza paura, con grazia e affetto sincero.
Anna e Stefano
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