“Senti, ho bisogno che vieni giù quest’anno. Ce la fai?”
Cinque minuti dopo ricevevo la mail di conferma dell’acquisto del biglietto aereo.
È nata più o meno così la decisione di partire per il mio 13° viaggio in Bolivia, da quella che considero ormai la mia seconda famiglia.
Sto parlando di una coppia di laici, Oscar e Laura Strazzi, felicemente sposati da 25 anni, in missione da 27. La loro è una di quelle storie che a sentirla raccontare stenti a crederci..… Fino a che non li conosci, fino a che non ti lasci coinvolgere dal loro entusiasmo dirompente, dalla loro fede semplice ma granitica, dal loro modo bello di essere famiglia, e famiglia missionaria …
In Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra, gestiscono due centri di accoglienza. Il primo, “La sonrisa“, ospita donne e bambini che vivono situazioni di fragilità. Si tratta molto spesso di ragazze molto giovani, poco più che adolescenti, che si ritrovano a dover affrontare
problematiche molto complesse, legate al fatto di trovarsi da sole a crescere uno o più figli senza poter contare sull’appoggio della famiglia di origine.
Il secondo centro, “La fabrica de la sonrisa”, accoglie invece ragazze provenienti da famiglie povere delle comunità rurali della regione di Santa Cruz, cui viene offerta la possibilità di intraprendere una carriera universitaria in modo da potersi costruire un futuro e vivere una vita meno precaria di quella che solitamente conducono nelle piccole (e povere) comunità da cui provengono.
Il Covid si è fatto sentire parecchio anche in Bolivia. Non esiste stime aggiornate e precise dei contagi, al contrario di quello che avviene da noi. Dopo una prima fase di “lockdown” duro, con la proibizione a uscire di casa nelle ore notturne, la chiusura delle attività
commerciali e il blocco dei trasporti (il sistema dei “micro” e dei “trufi” meriterebbe una spiegazione a parte…), le autorità hanno dovuto allentare la presa e fare alcune concessioni, anche perché la maggioranza delle persone, almeno in Santa Cruz, vive “alla giornata” con i piccoli lavoretti che riesce a trovare, vendendo cibo da asporto (non pensate al nostro “food track” o ai camioncini dei paninari … nulla di tutto questo), e per loro la prosecuzione del lockdown avrebbe significato aggiungere problemi su problemi.
Continuano a essere in vigore norme di prevenzione (distanziamento, uso della mascherina, igienizzazione…) ma i casi continuano a essere tanti e il sistema sanitario è al collasso. Anche la campagna vaccinale stenta a partire, non per cattiva volontà dei boliviani (non sempre) ma per la difficoltà dei paesi più poveri a reperire le dosi di vaccino: anche su questo avremmo tanto da dire e da scrivere, anche su questo potremmo alzare un po’ più la voce noi cristiani …
Ma torniamo alla missione. Dicevo che il Covid ha colpito duramente anche in Bolivia, e sta continuando a colpire, ma grazie al cielo nelle nostre missioni non abbiamo avuto vittime. Qualche collaboratore si è ammalato, qualcun altro ha visto ammalarsi e, purtroppo, morire delle persone care, ma le nostre donne e i nostri bambini per il momento l’hanno scampata.
Certo, anche per loro la vita è cambiata, e non poco. Anche i piccoli della Sonrisa, a partire dal “Kinder” (ultimo anno di scuola materna) hanno vissuto l’esperienza della DAD… Una decina di bambini, spalmati su diversi anni di scuola e con un solo computer… Se ci siamo lamentati noi qui per i disservizi legati alla DAD, vi lascio immaginare cosa hanno vissuto i nostri missionari!
È andata un po’ meglio per le ragazze universitarie, che hanno potuto continuare, pur con inevitabili fatiche, il loro percorso e sostenere tutti gli esami previsti. Due di loro sono anche riuscite a laurearsi nel frattempo. Guadalupe, per esempio, si è laureata in medicina
… ed è stata subito buttata nella mischia per fronteggiare l’emergenza della pandemia.
I primi giorni tornava a casa che sembrava uscita dal cestello della lavatrice dopo la centrifuga… ma non perché era bianca e profumata … era strizzata e stravolta come un lenzuolo centrifugato alla massima velocità!!
E io che cosa ho fatto? Sono stato lì. Finita la quarantena obbligatoria, nei pochi giorni che mi sono rimasti, ho giocato con i bambini, ho provato a rispondere alle loro domande, ho parlato con i collaboratori della missione della loro situazione e della nostra in Italia, ho
pregato con loro, ho detto Messa con loro …
Insomma, ho semplicemente provato a condividere un po’ della loro quotidianità…
Che è quello che faccio da 15 anni a questa parte. Da quando ho messo piede per la prima volta in Bolivia. Da quando ho conosciuto Oscar e Laura e la loro famiglia … anzi, la mia famiglia.
Per conoscere qualcosa di più sulla missione di Oscar e Laura, sulle attività e i progetti che vengono portati avanti e su come poterli sostenere, potete visitare il sito internet della associazione che li sostiene: www.aiutiterzomondo.org
don Andrea
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