Camminare insieme comporta movimenti diversi: a volte si corre, altre volte qualcuno rimane indietro e bisogna rallentare, ogni tanto il passo è lento e regolare, in altri momenti ancora si incontra qualche ostacolo ed occorre capire come proseguire. Recentemente io e il gruppo con cui sto camminando (per intraprendere un’esperienza di vita comune) abbiamo dovuto scegliere come interpretare un ostacolo incontrato: una battuta d’arresto? Un’opportunità?
Durante un incontro è nato tra di noi un conflitto: un’incomprensione apparentemente banale e quotidiana ha dato il via all’ espressione di malcontenti e rabbia, evidentemente più profondi della circostanza da cui erano scaturiti. Dopo varie ipotesi su come affrontare la situazione (la prima di forte conflittualità dopo due anni di percorso insieme), abbiamo capito che quella avrebbe potuto rappresentare un’occasione, un pretesto per elaborare insieme un modo condiviso per la gestione delle situazioni conflittuali (che potranno ovviamente verificarsi anche in futuro!).
Così abbiamo scelto di prendere del tempo e riprendere l’accaduto in un secondo momento, attraverso il metodo della Comunicazione Non Violenta. Si tratta di una modalità strutturata, che prevede che ogni partecipante compia passaggi precisi e in un ordine prestabilito: la rilettura oggettiva della situazione (solo i dati fattuali), le emozioni provate, i bisogni emersi e, infine, una richiesta alle persone coinvolte (il più possibile concreta ed applicabile).
Non avevo mai messo alla prova questo strumento, pur avendolo già conosciuto a livello teorico. Mi ha molto colpita (e convinta!), per la profondità che è in grado di far sperimentare ed anche per la capacità di mettere tutti su uno stesso piano, quello del sentire, paritario ed insindacabile.
Ho sperimentato la possibilità di conoscere modi di sentire e di agire molto diversi dal mio, ma non per questo sbagliati. Ho conosciuto le motivazioni più profonde nascoste dietro ad una risposta sgarbata, ad un atteggiamento di chiusura o ad un altro apparentemente aggressivo.
Ho toccato con mano che io e i miei amici siamo davvero “sulla stessa barca”: quella fatta di fragilità, di paura di non essere accettati per come siamo, di timore di essere messi da parte.
Mi piacerebbe usare qualche “pillola di Comunicazione Non Violenta” anche nella mia quotidianità, per provare a capire cosa c’è sotto, dentro.
Silvia C.
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