Matteo 21, 12-16
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. Voi invece ne fate un covo di ladri».
Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?».
Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode”?».
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Continua la storia della salvezza e oggi ci offre una riflessione sul Tempio, sulla casa di Dio costruita dai re di Israele insieme al popolo.
Davvero semplice e chiara la parola di Gesù, che ricorda il vero senso di un luogo sacro a Dio: è casa di preghiera.
Tornata da qualche giorno da Casa san Girolamo (Spello) dove ha vissuto fratel Carlo Carretto e ora -gestita da AC- luogo di fraternità per chi voglia passare o sostare, non posso che aver chiaro che in ogni luogo che sia “CASA” e ci sia “PREGHIERA” c’è Dio! e conseguentemente FRATERNITA’, ovvero accoglienza e cura di tutti, soprattutto per chi cerca ristoro nell’anima e nel corpo.
Dopo essersi “lamentato” o arrabbiato animosamente, infatti, Gesù compie semplici gesti di cura, guarigione, vicinanza, proprio nel Tempo! Non fuori. Che dicono la verità, la presenza, la realtà di Dio Padre che Egli vuole rivelare, che non si lascia ingabbiare da conteggi, numeri, compravendite, ideologie, formule fisse, idee umane.
Se oggi la Chiesa non è casa aperta, non è luogo di cura per anima e corpo, per le nostre vite stanche, affaticate, oppresse da ritmi di lavoro eccessivi, da faticose relazioni dentro e fuori la famiglia, dall’individualismo che divide, dalle guerre e ostilità che dominano nel mondo, allora non c’è Dio, non è famiglia né popolo di Dio, non è la casa voluta da Gesù.
Sacro -mi verrebbe da dire- è prima di tutto ciò che è caro a Dio, cioè ognuno di noi, le nostre vite, le nostre relazioni fraterne e amorose.
Allora proviamo davvero a tornare a vivere la Comunità con la fiducia, la semplicità, col cuore aperto, tipici dei bambini, allora saremo davvero figli di Dio, fratelli e sorelle nella fede, pregheremo insieme e gli uni per le altre. Impegniamoci proprio anche noi laici a rendere le nostra Chiese luoghi di preghiera e fraternità, a partire dalla chiesa domestica della nostra famiglia, dove si imparano e si custodiscono le relazioni vere.
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