Luca 12,1-3
In quel tempo. Si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e il Signore Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze».
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La nota più spiccata di un gruppo di farisei, e che meglio li caratterizza, è l’ipocrisia. Ovvero quel fingere che alla fine ci fa diventare come unica vittima noi stessi. Chi indossa troppo una maschera, alla fine dimentica chi è davvero e vive con la paura che qualcuno possa scoprirlo e magari far emergere tutto quel vuoto che lo spaventa.
Ma noi non siamo vuoti al fondo di noi stessi. Credo fermamente che non siamo delle brutte persone. C’è bellezza dentro di noi. Ma a volte per paura, pigrizia e presi da altro, non lo mostriamo. Dobbiamo tornare a credere a quanto siamo belli dentro. Questa bellezza si chiama autenticità. Ma che fatica dimostrarla!
Il cristiano è chiamato, quindi, a discernere il lievito che muove la sua vita: è il timore della morte, che porta all’ipocrisia e all’accumulo dei beni, o il timore di Dio, che porta alla verità e alla libertà nella misericordia? Il primo è il regno della morte, il secondo è il regno di Dio.
La paura fondamentale da vincere è quella della morte. Mi viene da dire che l’unica certezza è la Parola di Dio che è potente e riesce sempre a venire alla luce. Gesù dice: “Vi mostrerò di chi dovete aver paura!” Egli allerta, mette in guardia, per renderci più coraggiosi e per invitarci a non lasciarci andare, ma di far emergere la nostra fede.
La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità e indica la via della fedeltà.
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