Gv 4, 19-24
In quel tempo. La donna Samaritana dice al Signore Gesù: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano.
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
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Fa un certo effetto incontrare a pochi giorni dall’inizio del tempo di Avvento ambrosiano un brano evangelico collocato in quaresima, anzi che nomina addirittura una domenica di quel “tempo forte”.
I versetti che oggi vengono presi in considerazione riguardano un aspetto particolare affrontato da Gesù nel dialogo con la donna Samaritana, introdotto da quest’ultima forse per allontanare il discorso dall’analisi sulla propria condotta sentimentale, che evidentemente la metteva a disagio; la questione riguarda una vecchia diatriba fra giudei e samaritani riguardo al luogo dove adorare il Signore, Gerusalemme per i primi e il Monte Garizim per gli altri.
Gesù taglia corto, porta la questione al nocciolo, ovvero alla necessità di non rinchiudere in alcun modo il rapporto con Dio all’interno di un luogo ma, al contrario, afferma chiaramente il modo con cui il Padre vuole essere adorato: in spirito e verità.
Tale aspetto può risultare misterioso: che significa? Mi sono lasciata provocare dalla preghiera del Salmo 94, salmo responsoriale della liturgia odierna, la quale celebra la
Festa della Dedicazione della Basilica Romana Lateranense. Ecco, tutto in questa liturgia e nel salmo che sotto ho riportato, conduce il pensiero ad un luogo preciso, ad una casa che dovrebbe contenere il popolo orante…
Ma credo che le parole di Gesù allarghino a dismisura i muri di questa casa, invitandoci a vivere “in Spirito”, ovunque ci troviamo , l’adorazione del Padre.
In altre parole, Gesù abbatte i confini, Lui che è fedele alla tradizione (“la salvezza viene dai giudei”) va oltre, arriva a tutti, raggiunge tutti, tutti coloro che cercano la verità, cioè Cristo, via, verità e vita.
Superando i limiti di un luogo fisico, definito, Gesù però sottolinea con rinnovato vigore come “adorare” non sia un atto di culto fine a se stesso, ma l’espressione di una amore profondissimo che lega la creatura al suo Creatore, il Figlio al Padre, in un legame di tenerezza e amore infinito…
Siamo preferiti! Un Padre che ci ama così, un Figlio che si fa tramite di questo Amore, sono davvero una base sicura da cui ripartire ogni giorno, l’ipotesi positiva che ci permette di alzarci ogni mattina! Con questo slancio iniziamo un nuovo cammino di Avvento.
Adoriamo il Signore nella sua santa casa.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R
Grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra. R
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
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