La bellezza è negli occhi di chi contempla

Dedicazione basiliche romane dei SS. Pietro e Paolo

Dedicazione basiliche romane dei SS. Pietro e Paolo

Matteo 10,1-6

In quel tempo. Il Signore Gesù, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

 

 

I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

 

 

Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele”.

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Dopo lo sguardo di compassione verso le folle per il loro andare “come pecore stanche e sfinite senza pastore”, Gesù chiama a sé dodici tra i suoi discepoli, perché stiano con lui, i più vicini, nel collaborare alla missione di annunciare il Regno che in Lui si realizza, donando loro il suo stesso potere nel guarire infermi e indemoniati.

Così Gesù risponde all’invito che Lui stesso aveva rivolto ai suoi di pregare il Padre “perché mandi operai nella sua messe”. Gesù agisce in comunione col Padre ma non da solo: crea intorno a sé una piccola fraternità di amici che condividano con lui la gioia di fare la volontà del Padre. Gesù li convoca, li chiama per nome, addirittura ad uno di loro, Simone, cambia il nome: questi dodici discepoli sono i suoi amici che via via veniamo a conoscere attraverso le pagine del Vangelo.

Di alcuni è stata raccontata la chiamata, altri li incontriamo in brevi dialoghi nel corso della narrazione, di Pietro in particolare conosciamo lo slancio generoso ma anche l’umana fragilità. I dodici discepoli convocati dal Maestro costituiscono quella piccola comunità sulla quale nascerà la Chiesa: uomini forti e disponibili e, al tempo stesso, deboli e vacillanti nella fede.

Anche noi possiamo riconoscerci, sia a livello personale che di comunità, in questa ambivalenza. Gesù convoca ancora oggi ciascuno di noi e ci ama al di là delle nostre debolezze: siamo dunque chiamati a rispondere sì a questa chiamata, procedendo nel cammino dell’Avvento consapevoli dei nostri limiti ma nel contempo fiduciosi di essere accompagnati sempre dalla sua misericordia.

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