Gv 14, 15-20
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce.
Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.
Amore, vita e Spirito: sono queste le prime tre parole a cui penso leggendo il Vangelo di oggi.
L’amore, innanzitutto, non può rimanere chiuso, ma ha bisogno di aprirsi e di essere donato: impregna la quotidianità, si manifesta nel rispetto del prossimo, nella creazione di azioni di giustizia, nel mettere in gioco pensieri di riconciliazione e di pace.
Ognuno di noi, quindi, vive di questo amore dal suo primo respiro fino all’ultimo: esso si abbevera e si nutre nel e dal Padre, perché Egli ci ama senza chiederci nulla in cambio, ma spronandoci affinché il Suo amore che ci raggiunge si diffonda e si espanda per gli altri.
Ciascun atto di amore, anche quando sembra piccolo, ha un significato di infinito e una portata di immensità in Lui: posso pensare, quindi, ad un bene eterno, se penso che Dio sia eterno!
Dio mi ama proprio per come mi vede: ricolma di luce e di pienezza ogni secondo della mia vita, se pongo come fondamento la mia relazione con lui. E se lascio entrare nelle mie ferite il suo Spirito, facendole divenire, quindi, feritoie.
– Sto cercando di amare il prossimo dando tutta la mia vita? Come?
– Quale dono dello Spirito sono aperto a cercare e ad accogliere per vivere nella gloria senza fine?
– Quali azioni concrete nella mia quotidianità rappresentano la frase “Un altro mondo è possibile”?
A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio.
Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.
Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
perché io possa cantare senza posa.
(Sal 29)
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