Diamo voce ai giovani scout che ci presentano un modo per praticare “ecologia integrale”, prendendoci cura di noi, degli abitanti del pianeta!
Non c’è dubbio che per “fare strada” (nel senso scout dell’espressione) bisogna camminare, ma non è sempre vero il contrario: quante volte infatti dover camminare è visto come un mero intoppo o come un momento lento e faticoso della nostra giornata, senza che diventi
un’esperienza più profonda e costruttiva?
Si nota subito questa differenza comparando un’uscita o un’escursione con tutti quei momenti in cui usare i piedi è un obbligo e non una scelta. In questi ultimi la tendenza è a isolarsi e a rimanere nella propria comfort zone, evitando il più possibile incontri indesiderati.
Tuttavia è proprio dall’incontro con l’altro che nascono le migliori esperienze!
Ogni incontro è infatti anche uno scambio e un arricchimento per entrambe le parti, ma perché sia così bisogna essere aperti e non chiudersi nella propria scorza come un mandarino; fare ciò però non è per nulla facile, in quanto richiede necessariamente di mostrarsi per quello che si è e quindi mettere in luce anche le proprie fragilità.
Riflettendo insieme, abbiamo notato come ciò avvenga molto più spesso e in modo più spontaneo e naturale in campagna piuttosto che in città. Innanzitutto in campagna e nella natura si incontrano molte meno persone e, lontani dalle comodità delle città, l’incontro con
l’altro è qualcosa non solo di necessario, ad esempio per chiedere ospitalità in un terreno, ma anche di ricercato perché porta un miglioramento (non per forza concreto ed esteriore, anche interiore) da entrambe le parti.
A questo sicuramente aiuta il fatto che in uscite ed escursioni, essendo comunque momenti di svago e attività svolte per scelta personale, si è meno concentrati su di sé e più disposti ad un atteggiamento di apertura verso il prossimo.
Invece la fretta tipica degli spostamenti cittadini è particolarmente dannosa per l’accadere di un incontro che lasci un segno, perché esso diventa un intoppo, una difficoltà da superare nel minor tempo possibile.
Infine, però, ci siamo lasciati con un impegno: cercare anche in città di “fare strada”, se non come in campagna, prendendone alcuni aspetti positivi. Infatti, anche se il grande numero di persone non aiuta e spesso porta ad un maggior isolamento, la città è piena di possibili incontri.
Ovviamente è impossibile essere sempre calmi e aperti, sommersi da tutti gli impegni che occupano le giornate, ma si può evitare di farsi prendere dalla fretta generale.
Non bisogna per forza fare grandi cose, per esempio cedere il posto sul pullman o anche solo un semplice sorriso possono cambiare la giornata a qualcuno.
Gli scout del Clan Cruzeiro do Sul
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