Luca 1, 19-25
L’angelo disse a Zaccaria: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si
compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
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La pagina di oggi ci fa conoscere la figura di Zaccaria, padre di Giovanni il Battista. Ha ricevuto la visita e ha fatto esperienza dell’incontro con l’angelo Gabriele che gli annuncia che diventerà padre. Di fronte alle parole che Dio gli comunica Zaccaria rimane sbalordito, incredulo. Ha un cuore ancora troppo piccolo per accogliere il disegno di Dio; è troppo legato alle dinamiche umane, tentenna di fronte a qualcosa che alla sua ragione pare impossibile. Ormai non spera più di poter diventare padre, sua moglie Elisabetta è considerata sterile e lui si è rassegnato a questa condizione.
Ma il Signore arriva lì dove ci sono le nostre ferite, illumina quelle tenebre che oramai sono diventate parte di noi stessi e su cui non vogliamo gettare luce perché è troppo doloroso.
Ecco perché Zaccaria non accoglie quelle parole dell’angelo e rimane muto.
Nella nostra vita non siamo così distanti da quello che gli accade. È il nostro rimanere muti di fronte alle cose che non comprendiamo, alle delusioni che attraversano la nostra vita.
Ci viene chiesto di fare un passo in più: fidarci! Questo costa davvero fatica perché abbiamo già vissuto troppe esperienze che ci hanno illuso e che ci hanno lasciato amareggiati. Non siamo più disposti a confidare in parole che ci prospettano un orizzonte diverso.
Il Signore, anche se non capiamo ciò che ci sta attraversando, ci invita a seguirlo.
Come diceva Chiara Corbella, siamo chiamati a non fossilizzarci sul perché alcune cose ci capitano, ma a porre l’attenzione sul per chi le stiamo vivendo.
Consapevoli di questo, la proposta è fare memoria, un esercizio che può aiutarci a superare e ad affrontare questo dolore.
Non si tratta solo di ricordare, ma di rivivere i momenti in cui il Signore ci è stato vicino, ci ha consolato, ha asciugato le nostre lacrime, riconoscendo la Sua Presenza che ha permesso che il nostro cuore potesse aprirsi e lasciarsi da Lui guidare.
Manca una settimana al Natale: cominciamo dalla giornata di oggi a meditare su queste parole di don Tonino Bello: “È dal cuore vecchio che nasce la guerra. Chiedi al Signore che ti tolga
il cuore di pietra e te ne dia uno di carne”.
Un invito ad aprire il nostro cuore ed accogliere la venuta di Gesù nel mondo.
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